L'autostima è l'azione di valutare se stessi come insieme di determinate caratteristiche, nonchè il giudizio risultante da questa valutazione, che viene fatta sulla base di criteri ottenuti dal confronto delle proprie caratteristiche con quelle di altri soggetti. L'autostima è il rapporto tra come siamo e invece come vorremmo essere.
Come fenomeno intrapsichico, il giudizio di autostima è il rapporto tra come siamo e come invece vorremmo essere.

Inizia da questa definizione il mio tema, che è maturato dentro il mio essere per tanti, forse troppi mesi, al punto di spingere nella mia testa quasi a dire" sono pronto e voglio uscire"
La storia di questo pezzo è molto contorta, come ogni passo che ho fatto nel Karate- do, non è casuale e lo scopo di questo fare è una meta ancora lontana.
Il karate-do è una meditazione in movimento, ti aiuta ad ascoltarti e poi a setire gli altri, non la loro voce ma il loro essere il loro agire... la persona insomma.

Io sono una persona caotica nel mio essere e nel mio agire, i pensieri vanno e vengono e portano con sè una miriade di perchè a cui non so trovare risposte e in questo rollio di domande sfociano insicurezza e fin adesso anche l'abbandono della strada su cui camminavo.

Poi come S. Paolo sulla via di Damasco mi arriva una conversione per poter crescere in un modo migliore, per abbandonare ciò che mi tiene legata alla parte che non voglio più che sia mia, quella che mi fa sentire insicura, e mi ritrovo così con tanta curiosità e un pò di scetticismo davanti al CSC.

E' un anno a febbraio che quasi ogni martedì e venerdì mi reco in quella palestra e mi misuro con i miei limiti e le mie paure, con la mia natura casinista, che nei mesi però si sta modificando, sta rientrando in limiti che sento più definiti.
Anche nei rapporti personali ho assunto comportamenti che sono diversi.

Questa parte del brano è la mia esperienza e l'ho scritta come trampolino per quello che deve venire.
Secondo la definizione ci deve essere un confronto tra l'uno e l'altro, tra l'essere e il voler essere, così ho voluto iniziare dal mio.

Prima di fare parte del CSC o meglio prima di conoscere certi contesti in cui oggi sono immersa, non ho preso in considerazione il poter confrontare il mio essere con quello altrui, o il mio presente col mio futuro: vivevo la giornata, o meglio l'attimo.

Ho detto una volta ad una persona che mi conosce bene:" non mi piaccio, non so apprezzare i compliment, anzi mi danno quasi fastidio" Non so volermi bene; il karate come disciplina, richiedendo costanza e lavoro su di me sia dentro che fuori costringe la mia attenzione a vedere e confrontare la mia persona e qualche vota apprezzo chi sono e mi costringo così a fare dei confronti: finalmente lavoro su di me e per me.

Non so se per gli altri è la stessa cosa, ma ad una lezione mi ha colpito una frase "..... si deve sapere qual'è il proprio handicap e lavorare su quello....." , fare karate vuol dire fare un percorso che ti costringe a mettere a nudo i tuoi lati difficili qualsiasi essi siano, te li mette davanti cosi come sono senza che tu ti possa raccontare qualche bugia per giustificarli e devi lavorare sodo per migliorarli fino quasi a perderli del tutto.

Il bello di tutto questo percorso è il farlo con altri che hanno difetti diversi dai tuoi ma con la tua stessa meta: migliorare per il proprio bene, e allora ti liberi e ti lasci plasmare e ogni volta che ti conosci un pò di più o fai ciò che credevi impossibile il tuo Io gioisce.

Non sono ancora pronta a dirMi "brava" o ad accettare "chi sono" e "come sono", ma almeno reagisco davanti agli eventi con raziocinio, mi fermo a studiare quelo che ho davanti ma ancora di più vivo per un domani e l'attimo è solo un gradino da fare.