Ci ha chiesto di fare un esame del ruolo del Maestro e se oggi serve una figura simile.
Ho girato al mittente la domanda e la risposta è stata molto esaustiva e mi ha dato modo di poter sviluppare una piccola riflessione sull’unione della sua personalità col ruolo che costui riveste.
Leggi la risposta del Maestro -
Questi i suoi nove Punti importanti.
Ho osservato spesso lui dentro e fuori dal tatami, come si relaziona, quel suo mettersi in gioco, l’intransigenza e la pretesa verso i suoi allievi, le aspettative che egli ha. Ho scritto citando “
l’arte della guerra” che egli è come un padre di famiglia, si prende cura e fa “
crescere” i suoi allievi, e questo è uno dei capisaldi dell’essere Maestro.
Far crescere qualcosa o qualcuno come un buon padre di famiglia non significa “ fare il genitore”-sia ben inteso-, ma vivere e far sentire con forza quanto si sta facendo, tutelare e preservare bene quanti e cosa ci viene affidato.
A lui molte madri e molti padri hanno consegnato i loro figli e prima ancora i suoi Maestri gli hanno affidato il loro sapere, e lui in questi anni ha cercato di fonderli in persone che oggi sono nuove fonti di conoscenza di una disciplina, a cui può essere difficile avvicinarsi ma da cui fatichi a staccarti, perché ti entra dentro nel profondo.
Alcuni allievi si perdono, altri tornano, altri si distraggono, è colpa di chi o di cosa? Di nessuno in realtà; la nostra vita è fatta di attimi che corrono veloci, è posseduta da mille stimoli, dalla voglia di cambiare ogni cosa e dal voler fare sempre qualcosa di diverso. Io ne sono un caso: lavoro a Venezia ma vivo a 70 km di distanza, ho una casa in cui vivo col compagno due cani e due gatte, ho il giardino che vorrei colorato da mille fiori diversi, faccio Karate-do, sono volontaria CRI e donatrice AVIS, ho due genitori e due suoceri, una nipote, gli amici… vorrei essere sempre dappertutto perché queste scelte nascono dal cuore, sono mie e sento il dovere di esserci, altri si aspettano che io ci sia.
Gli allievi sono parte di questo sistema che ci fagocita ogni momento sempre di più, e non tutti riescono a staccarsene, soprattutto se giovani e pieni di energie.
Proprio per difendersi da questa ” alienazione imposta dalla società” si cerca il Maestro, colui che sa guidarci oltre la facciata, serve una figura di riferimento che offre l’alternativa al solito e quotidiano andare dietro la massa.
E’ indubbio che di contro il Maestro – come ogni persona o gruppo che ti prende con se- vorrebbe che i suoi allievi fossero solo per se, ma così non potrà mai essere se dai la facoltà -onorata- del libero arbitrio, però in questo modo sai chi è veramente il Tuo allievo, sai chi ha cuore e pensiero solo per la disciplina che insegni.
Il Maestro è colui che non insegna solo tecniche, solo abilità materiali sterili o fini all’estetica, ma fa dono di un Sapere profondo che ti rinforza e ti rende una persona diversa dalla massa, ti porta a fare e pensare proiettandoti verso l’intimo, verso il senso delle cose.
E’ questa la ragione per cui l’allievo dovrebbe esserci sempre e seguire con zelo il suo Maestro.
Ma come fare per farsi seguire?
Bella domanda, non vi è il modo. Ognuno di noi ha bisogno di qualcosa che non sempre coincide con il quello altrui; allora il Maestro dovrà cogliere i diversi bisogni e cercare di insegnare al bisognoso di risolverli, se le indicazioni sono buone l’allievo risolverà i bisogni vecchi e vorrà scoprire altre soluzioni per i nuovi bisogni che verranno, e lo farà stando vicino al suo Sensei.
Mi preme però fare una nota sui termini “
lontananza” e “
vicinanza”, in quanto di solito a loro diamo una connotazione prettamente materiale, ma in questo contesto invece
sono concetti spirituali, ossia si è vicini e lontani con l’animo e con la mente da quanto viene donato e da chi la dona.
Si deve riuscire a creare una “simbiosi” con l’ambiente, con le persone e con la disciplina, se così avviene si verrà a creare il senso di bisogno di vivere gli insegnamenti.
La “lontananza” è il permanere con la mente fuori dal contesto, i pensieri rimangono aggrappati al quotidiano e non viene creato lo spazio per far accede lo straordinario.
Oggi ci si allontana con sempre più facilità da cose e persone, soprattutto quando queste chiedono tempo e lavoro o ci mettono davanti alle proprie lacune.
Questi due termini assumono così un valore aggiunto per quanto riguarda l’insegnamento, sono un buon test, “gli allievi quanto distano da me?”, “La loro mente ed il loro spirito sono vicini o lontani?” Anche l’allievo può fare questo esame chiedendosi quanto sente vicina questa disciplina e chi la insegna.
La vicinanza e la lontananza sono i presupposti per fondare il rapporto Maestro – Allievo. Il Maestro non è l’amico ne l’Inaccessibile, è chi impara a conoscerti e ti indica la strada; l’allievo mentre percorre la strada crea la giusta distanza tra i due, che il Maestro poi ridimensiona col tempo.
Questa distanza è formata dai loro bisogni, la stima, l’abilità e la “complicità” che si sente, non è qualcosa che sorge fuori dalla palestra, ma sul tatami durante le lezioni attraverso le tecniche e gli insegnamenti verbali. E’ una sinergia.
Se quanto si crea è spontaneo e duraturo difficilmente nel tempo si sgretola, le persone magari si perdono di vista ma il legame interiore è consolidato da quanto imparato durante le lezioni e che è fatta propria.
Se poi il Maestro ha messo in gioco il proprio passato con le sue esperienze il legame con gli allievi potrebbe essere migliore e se egli è modello positivo venire emulato, al punto che qualcuno sceglie di seguirne le orme anche nell’insegnamento.
Il Maestro è vero che deve essere ligio ed esigente verso i suoi allievi, che deve pretendere che lo seguano nel percorso e che colgano l’importanza fisica e morale dell’insegnamento,
ma il Maestro che ho io aggiunge anche un pizzico di umanità a questo insieme di dettami, ed è questo che lo rende diverso da altri Maestri che finora ho visto.
L’umanità di cui parlo è l’essere Maestro dentro e fuori – la palestra, allena corpo e spirito- lui non è capace di tacere ne il tuo bene ne il tuo male, lui deve sapere tutto- ed è così che si conquista l’affetto dei suoi allievi.
E’ diretto e spesso colpisce duro, ma tu così cresci e se lo sai accogliere, il suo modo di lavorare è la palestra del mondo: devi fare forte e vedere prima quello che arriva.
A cosa serve un Maestro? Io potrei rispondere così: “
Nel mondo ci sono tanti allenatori, tanti preparatori, ma pochi Veri Maestri che ti insegnano a vedere questo mondo per quello che è: veloce e spesso superficiale. Lui ti inserisce nelle cose con i giusti tempi e la preparazione che serve.”
OSS
Monica Ceolin