Corpo, mente,tecnica, emozioni.
Quattro parole tra loro legate da sempre nel nostro vivere quotidiano, che ci insegnano fin da piccoli ad usare per poter fare le cose – ed ora invece ci viene detto che bisogna lavorare senza pensare, che quando il corpo sa cosa deve fare la mente deve volare via.
Ci viene insegnato che è bello emozionarsi per le cose che fai, che l’emozione è simbolo di aver vissuto con profondità quello che hai, ma se dopo una tecnica mi emoziono troppo perdo la concentrazione, penso a quanto ho fatto, come ho fatto e come rifare.
Quando si fa bene una tecnica “hai dominato per un attimo il tuo corpo” Provi una emozione che ti distrae quell’attimo e devi ricominciare tutto dall’inizio.
Non sempre si riesce a gestire i quattro elementi in una distaccata armonia, sono tra loro polarizzati, non si scindono a nostro piacere con un battito di ciglia, bisogna lavorare molto ed essere padroni di ogni elemento che compone quest’arte marziale.
Ogni tanto ci viene detto che nemmeno il miglior karateka sa fare tutte le tecniche perfette, e che i grandi Maestri hanno fatto un’infinità di ore di allenamenti prima di divenire i nostri Sensei.
La richiesta esposta nel pezzo a cui rispondo è un buon punto di ragionamento sul nostro essere schematici e sul non dare valore a quanto facciamo, siamo come degli automi di fronte al quotidiano.
Si dice che ci “si rende conto di ciò che si ha quando lo perdi”, è vero.
Dopo la lettura dell’articolo ho visto le “aspettative” del M° sotto un nuovo riflettore, punta alla fortificazione interiore: spirito e mente, che si slegano dalla semplice tecnica esterna ma si esprimono attraverso l’atto compiuto fino in fondo.
Siamo allievi che come spugne vogliono assorbire ogni cosa, vogliono scoprire cosa c’è ancora che li attende e guardano le giovani cinture nere come fosse la nostra meta, un senso di normale passione che si tramuta nel dare una meta a quanto stai compiendo, un motivo in più.
I pensieri si rincorrono, veloci, e portano con se domande – aspettative- piccole paure- gioie…. Tutti sentimenti che ora difficilmente lasciamo fuori dal bordo del Tatami, non siamo così maturi e talvolta nemmeno tra le cinture nere sono così asettici e ci cascano anche loro.
Consolazione.
A volte mi sembra di scorgere anche nel Maestro una lieve caduta tra i pensieri, ma scappa veloce e torna subito tra noi, in fin dei conti nasciamo, cresciamo e impariamo grazie anche alle emozioni e ai pensieri, non si cancella tutto in un attimo; intanto però cerchiamo di tenerli a bada e quando una tecnica, un kata ci emoziona controlliamo e portiamoci fino all’uscio della palestra questo sentire celato……. Poi però, Maestro, permettici di vivere come uomini e donne. Vigilanti sul mondo ma non asettici.
Un giorno mi hanno chiesto come faccio a sorridere di fronte ad ogni giorno, bello o brutto che sia, ho risposto: “ Amo il genere umano, amo sentirlo e vivere ogni giorno come fosse speciale. Se vogliono farmi del male peccato per loro. Io intanto sono serena.”
Come puoi isolarti da questo sentire?
Oss
Monica Ceolin