Caro Millepiedi è da tanto che non ci sentiamo.
Oggi sono a casa e ne ho approfittato per riflettere sul mio allenamento col M° Puricelli e con quello che mi sta accadendo fuori dalla Palestra.
Ricordi quando ti raccontavo i motivi per cui ho iniziato a praticare Karate-do, e cioè il crescere, il diventare sicura e “forte” e via dicendo? Beh, ti posso dire che lunedì ho provato una sensazione di ansia molto forte, qualcuno la definirebbe “ ansia da prestazione “ ma io credo sia stata più del tipo da “non delusione”; provo ad allenarmi con costanza per affrontare ogni evento: perdite, conquiste, emozioni e delusioni, lunedì idem e cosa mi capita? Mi blocco.
Si, mi sono inchiodata, non sapevo più fare nulla come al solito, le tecniche sono le stesse, il Kata è quello che ho studiato con fatica ma che ora inizio a fare con un po’ più di tranquillità, eppure davanti a quel Maestro sono andata in confusione, ho cannato decisamente e da lì sono riemerse tutte le mie primitive emozioni di frustrazione e di rabbia verso me e i miei limiti.
Non ero sola davanti a lui, c’era il M° che di solito mi allena, c’erano le stesse persone di sempre eppure mi sentivo in una situazione di smarrimento.
Questo mi capita anche quando entro in contesti nuovi, dove non conosco il divenire degli eventi.
Che sia grave? No è solo un ostacolo da superare e su cui lavorare, molto.
E una buona scuola è quella di gestire le emozioni e trasformarle da un blocco negativo a alleate nella situazioni.
Facile dirsi, vero?
Difficile farlo, soprattutto quando loro sono dominanti nei momenti meno opportuni.
Non voglio dire che lascerò sempre a loro la via preferenziale, ma che sono spaventata dalla loro prepotenza e dalla mia fragilità. E ancora più sono ansiosa se penso a quanto dovrò faticare per imparare e dominarmi.
Sono convinta però che, come ho imparato ad amare questa disciplina e a godere delle conquiste, riuscirò ad essere assertiva e pacata, nel tempo, davanti al M° Puricelli e agli eventi nuovi, sentimenti inclusi, siano essi positivi o negativi.
Questo testo lo dedico al M° Rizzo che con tanta pazienza e costanza mi ha portata fino a questa consapevolezza, ai miei compagni di palestra che mi aiutano a misurarmi con quello che imparo, alle persone che entrano ed escono dalla mia vita facendomi provare sentimenti belli e tristi con cui combatto, al M° Puricelli che sa guardare oltre e mi mette ancora un po’ a disagio – solo perché non lo conosco e lo dedico a me che scrivendo posso riflettere sui miei punti di forza e di fragilità, accettandomi e promettendomi di fare un passo in più.
OSS
Risposta
Monica Ceolin