Prima di tutto ciò che di solito si mette alla fine:
dedico questo testo a M° Davide Rizzo, con rispetto, stima, ammirazione e profonda gratitudine.
E ora cominciamo questo piccolo viaggio attraverso le parole e il loro
dispiegarsi sulla “carta”.
Utilizzo i precetti lasciateci in eredità da Miyamoto Musashi, descritto come il
più grande maestro dellʼarte della spada vissuto nel Giappone feudale (1584 - 1645).
Da Gorin no Sho - Il Libro dei Cinque Anelli* Chiunque voglia intraprendere la via dellʼHejo tenga a mente i seguenti
precetti.
Primo: Non coltivare cattivi pensieri.
Appena ricevetti lʼinfausta diagnosi, la mia prima reazione fu di temere il peggio: visualizzavo di fronte a me unʼampia distesa desertica di sofferenza e
vuoto. Fu solo un attimo. Poi immediatamente reagii: e feci quello che cʼera
da fare. Telefonai a quella persona della mio nucleo familiare che era pronta
per combattere, e che sentivo avrebbe fatto tutto ciò che era necessario fare
per combattere questa guerra al mio fianco. Ecco questa lucidità, di lasciare
cadere tutto ciò che di negativo ci riempie la testa e il corpo, e soprattutto di
non espanderlo, e non coltivarlo appunto, questa abilità è necessaria per
vincere, o quanto meno per combattere. Anche e soprattutto nei
combattimenti della vita.
Secondo: Esercitati con dedizione.
Niente nasce dal niente. Se non ci si esercita quotidianamente a fare una lunga ascesi tra i crepacci, beh non la si può fare, e affidarsi alla fortuna -
credetemi - non solo non basta, ma ti mette in balia del vento, delle correnti,
in una parola di te stesso e di tutto ciò che ti circonda. Che è per sua natura
cangiante, mutevole, caotico. Lʼesercizio non è solo quello fatto dentro al
Dojo, ma soprattutto fuori, in ogni momento, in ogni situazione in cui ti è
richiesto di fare Karate. Ed è lì che non va persa la centratura, e lʼesercizio va continuato, perché è proprio lì che, tra tutti i rumori della vita quotidiana, è più
difficile esercitarsi.
* * Miyamoto Musashi, il libro dei cinque anelli, Edizioni Mediterranee, 2001 [Gorin no Sho, trad. it. 1984], p61.
Terzo: Studia tutte le arti.
Che dire?, se non avessi avuto un minimo di cognizione artistica e un minimo
di cognizione sportiva, come avrei trascorso tutto il tempo passato alettata? a
deprimermi forse, a lasciarmi andare. Invece tra disegni ed muscoli
addominali allenati anche quando non potevo nemmeno scendere dal letto,
ecco, quando è arrivato il momento di scendere, ne avevo molto di più da
spendere di altri pazienti.
E infatti oggi cammino. Tutto ciò che si impara è
utile sempre, soprattutto nei momenti più inaspettati. Perché in quei momenti
è necessario usare qualsiasi risorsa e intuizione per tenerci per mano con
fermezza e dolcezza, come fa una madre, o un padre con il proprio bambino/
a, conducendolo a camminare nel mondo.
Quarto: Conosci anche gli altri mestieri.
Mi chiedono oggi se sono un medico, quando vado a fare alcune visite
mediche, o accompagno i miei affetti a fare una visita. No! non sono un
medico, e francamente direi che di ospedali, protocolli, farmaci, diagnosi,
prognosi, esami, e quantʼaltro ne ho abbastanza! Ma oggi conosco il
linguaggio dei medici, e soprattutto so quando chiedere e cosa chiedere, e
questo mi pone nella buona posizione di poter scegliere se dare la mia
fiducia ad un medico o no, ad un trattamento o no, insomma ho una grande
possibilità di scegliere. E sapete questo non è poco dal momento che il primo
medico (neurochirurgo) che ha visto la mia rmn mi disse che non cʼera niente
di preoccupante, sì un tumorino benigno in tre vertebre dorsali, ma avevo
tempo, potevo decidere tranquillamente quando e dove operami. Peccato
che dopo una settimana non riuscivo più a muovermi, e mi stavo avvicinando
a forte velocità allʼemiparesi destra dal dorso in giù, otre che alla diffusione
del cancro (metastasi), e quindi ad una diagnosi infausta allʼesordio, come
dicono i medici. Sì, perché con una sola metastasi, le possibilità di guarire dal
Sarcoma di Ewing scendono sotto lʼ1%.
Quinto: Distingui lʼutile dallʼinutile.
Ci vuole tanta tanta esperienza, e lasciarsi anche tanta tanta possibilità di
sbagliare per capire ciò che è utile da ciò che inutile per noi stessi. Talvolta
tutti intorno ci dicono devi assolutamente fare questo, e sentiamo che non in
quel momento non è utile fare quello, ma fare unʼaltra cosa.
Come quando ho
scelto che protocollo terapeutico seguire. Tutti mi dicevano che avrei dovuto
seguire il protocollo più aggressivo, lʼoncologo disse: -Dobbiamo usare tutta
la potenza di fuoco a disposizione, dobbiamo usare i cannoni. Ma le
conseguenze quali erano? Gli effetti collaterali? Non sentivo utile in rapportoallo stadio del mio cancro di accanirmi in quel modo, in effetti altri oncologi
non trovavano le evidenze sintomatiche per procedere così aggressivamente.
Ho dato fiducia a questi oncologi. Questo secondo protocollo “meno”aggressivo, mi sembrava più utile e appropriato. Sembra che io abbia avuto ragione. :-)
Sesto: Riconosci il vero dal falso.
Questo precetto è davvero avvincente e complesso. Forse una vita non basta per riuscire a riconoscere il vero dal falso. Tuttavia è un passaggio
fondamentale per guarire. Che cosʼè vero in questo momento? E qualʼè la
mia verità? In questi anni mi hanno proposto tante verità assolute, e
perentorie. Negli ambiti più disparati, ma mi limito a quello medico. Ebbene
ho compreso che la verità è quella che vive dentro di noi. eʼ la capacità di
guardarci allo specchio e dirci: io sono questo, oppure non sono questo. Di
essere costantemente sinceri con se stessi. E quindi anche con gli altri. Nella
sincerità di accettare tutto quello che non possiamo fare, e di fare con gioia e
impegno quello che possiamo. Di non sottovalutarci, e di non sopravvalutarci.
E un lavoro costante, quotidiano, soprattutto quando ti relazioni con gli altri.
Ma è fattibile. Riconoscere ciò che è vero, da ciò che è falso, e fare come tutti
gli antichi Samurai: “La lama, indifferente a parole, silenzio, conoscenza o
ignoranza, taglia in modo netto. Questo è il compito dei guerrieri.”
(Suzume no Kumo, un Samurai)
Settimo: Percepisci anche quello che non vedi con gli occhi.
Questo, mi ricordo, il nostro Maestro Davide ce lo diceva sempre al Dojo. Gli occhi sono poveretti, così facili alla aberrazioni percettive, che poi diventano
aberrazioni mentali. Un targhetta fuori da una porta, o su di un camice, non ci
dice nulla sulla persona che ci troviamo di fronte, e nemmeno il suo
curriculum. E tutto ciò che sta oltre ciò che vediamo, diciamo una sorta di
comunicazione inconscia, è li che si sente, e si distingue un bravo medico,
da un cattivo con la laurea, e la targhetta in ottone... che poi dice quella
cantilena era lʼoro del giappone ;)!
Ottavo: Non essere trascurato neppure nelle minuzie.
Quando anche solo mettersi a sedere sul letto è difficile a causa della
nausea, del dolore, delle bombe di farmaci della chemio, e la testa ti gira, e
anche sollevare un bicchiere è faticoso, ti chiedi: Anche oggi andare a
lavarmi in bagno? E chi me lo fa fare, è una fatica enorme. E poi piano piano
trovi la forza. Andavo in bagno accompagnata e venivo aiutata da un mio
familiare a fare la toilette. E cercavo il più possibile di farla proprio come
quando stavo bene, cercando anche di rendere il mio aspetto ordinato e
piacevole, per quanto possa essere un corpo umano emanciato, giallo e privo
di capelli durante la chemio.
Nono: Non abbandonarti in attività futili.
Questo punto mi ha colto in difficoltà per lungo tempo. Quali sono le attività
futili? Io credo sono tutte quelle attività a cui ci abbandoniamo quando sei
annoiato. Ebbene diciamo che ho avuto a disposizione ore, giorni, settimane
per annoiarmi, eppure, eppure sentivo che lʼabbandonarmi ad attività futili mi
avvicinava di più alla malattia che alla salute, e quindi mi sono detta, perché
non imparare a fare a maglia? E così sono saltati fuori coloratissimi e caldi
berretti e sciarpe per tutti i miei cari ;-).
Per concludere, sperando che questo mio testo possa lasciare cose positive,
ispiranti, creative e costruttive in ciascuno di voi che lʼavete letto; e
consapevole che è la mia umana esperienza, e quindi come tale è unica,
speciale, e limitata come ogni esperienza umana, mi sento di scrivere questo.
Lʼeducazione più importante, la più radicale e fondamentale che ho ricevuto dal nostro Maestro Davide al Dojo è stata lʼeducazione spirituale.
Davide è un
ottimo maestro tecnicamente parlando, che tira fuori gli atleti da tutti coloro
che frequentano la sua classe, ma questo non serve lo dica io, sono i fatti a
confermarlo.
Ma soprattutto Davide educa spiritualmente le persone ad essere fieri guerrieri/e, perché Davide è un Samurai sempre, ha conosciuto
attraverso le esperienze della sua vita fuori dal Dojo il senso profondo del
combattimento e ha combattuto tante guerre lì fuori.
E tutto questo si sente al
di là di parole, silenzi, conoscenza e ignoranza imparando a percepire anche
quello che non vediamo con gli occhi.
Grazie M° Davide.
Oss
Monica Sommacal
Cara Monica sei stata veramente una brava Maestra anche per me. Non ho altre parole se non Grazie!
Lo so che vorresti indossare ancora il tuo karategi ma stai dimostrando che, non solo lo indossi, ma che i tuoi Dan sono anche più dei miei.
Non mi rimangono che tre concetti, quelli che dico ai molti allievi ma che pochi seguono veramente, è la vita !!!
1) Azione/Reazione/Tecnica;
2) Karate no shugyo wa issho de aru ( Il karate si pratica tutta la vita)
3) KUJIKERUNA ( Non cedere, non mollare.... MAI!) " questo è un concetto che ho elaborato e al quale tengo molto del resto.....
Un abbraccio affettuoso da tutti gli allievi che ho il piacere di condurre e far conoscere questa nobile arte dei mari del Sud che si chiama Karate-Do
Oss -
Davide