Sorrido se penso che a lato della casa dove sono cresciuto c'era e c'è tuttora un Dojo di Shotokan Karate, come se tutta la vita avessi avuto accanto una tra le cose che più mi appassiona e non l'avessi mai presa in seria considerazione.
La prima volta che mi sono avvicinato al Karate e ho iniziato il corso di fianco a casa avevo forse 6 anni. Dopo qualche mese, accontentando i genitori, abbandonai il karate e frequentai un corso di nuoto anche se il karate aveva oramai lasciato un segno indelebile.
La vita è fatta di continui ritorni e se una cosa è e deve accadere accade. Ricordo come allora che mi innamorai dei kata e nacque tra me ed il karate un legame magico che sarebbe sempre rimasto lì tutta la vita, come un percorso, un qualcosa da capire, da scoprire, da sviluppare, un mosaico da ricomporre.
A 25 anni ho iniziato a praticarlo seriamente. In quel periodo mi trovavo all'estero , ero fresco di università ed al mio primo vero lavoro, ricordo ancora il maestro Adriano ,credo fosse di Saluzzo (CN) ed il maestro Marc D'Avignon, un americano di origine francese. Nel corso con me c'erano persone di tutte le etnie e nazionalità, ricordo Sergjei un russo freddo ed impassibile, un ragazzo di Hong Kong pieno di grinta come la sua Yamaha V-Max , un inglese di nome Mark grande picchiatore e bevitore di birre e poi un Venezuelano del quale ricordo gli occhi simili a quelli di un puma.
Gli allenamenti iniziavano con moltissimo stretching ed una serie di esercizi a cui Adriano e Marc tenevano molto per evitare infortuni o traumi alle articolazioni. Diceva " vedrai dopo l'allenamento che piacere sarà infilarsi i calzini .." .Il suo obbiettivo durante lo streching e non solo era sviluppare la Ki -energia vitale che si poteva trovare nel gruppo.Il kumite era pesante e a volte lasciava il segno per diversi giorni. La prima volta che visitai la palestra Adriano ci diede una dimostrazione di Heian-Yondan. Per un anno intero non sono piu' mancato ad un singolo allenamento e sentivo che stavo prendendo coscienza di una parte di me che non pensavo esistesse. Marc ci raccontò che il suo sogno era di avere a casa sua una stanza Dojo completamente vuota e dedicata al Karate.Che mi colpì di lui erano le sue mani ed i suoi piedi e la sua costanza nell'allenare Enpi nonché la sua professione - giudice di pace!
Di quel periodo rammento che sognavo tantissimo. Era come se in quell'anno avessi sognato tutta la mia vita, rivedendola e rivisitandola continuamente.
Nel 1996 a 27 anni lasciai il karate per motivi legati al lavoro che mi hanno tenuto lontano dal Dojo per diversi anni. Ho voluto riprendere perchè mi è sempre piaciuto e mi è rimasto dentro un desiderio di portare a termine cio' che il karate aveva iniziato.
A questo aggiungasi che a 15 anni ho avuto un incidente in moto e due interventi alle ginocchia e sono rimasto quasi due anni fermo con le stampelle. In quegli anni si è accumulata una grande voglia di riscattarmi , di riprendere a correre e di fare tutte quelle cose che avevano segnato parte della mia adolescenza, seduto a guardare gli amici giocare a pallone e morire dalla voglia di correre , di saltare e di giocare.
Nella mia vita mi sono sempre posto dei traguardi, delle mete , forse perché senza un obbiettivo mi sentirei perso. Forse anche per la mia testardaggine e perché sono orgolgioso il Karate rappresenta a questo punto della mia vita il più grande tra i miei traguardi e non mi sembra nemmeno vero guardarmi indietro e dire "...quello ero io 3 anni fa. C'e' ancora molta strada da fare ma il Karate mi ha anche insegnato a non mollare mai!
Così all'improvviso un pomeriggio di qualche anno fa sono entrato al 1066 di Cannaregio ed ho incontrato Luciano che mi disse: "vieni quando c'e' Davide" e da allora sono quasi tre anni che faccio parte del CSC.
Ho deciso di riprendere a fare Karate a 36 anni dopo una lunga pausa durata dieci anni, ricordo come allora le parole di Marc "...tu l'avrai dura perchè essendo alto sei lontano dal tuo baricentro !". A questo aggiungo il fatto che fin da giovane ho sempre avuto il complesso di essere troppo alto ed è anche per questo che il kumite mi riesce difficile perché ogni volta cerco di adattarmi forzando la mia natura. Penso sia la parte che mi riesce più a fatica e si vede perché ne provo imbarazzo pensando che da fuori sembro alto lento escoordinato ma l'interesse e l'entusiasmo sono gli stessi di allora ed oggi il Karate mi appassiona e mi fa capire cosa conta effettivamente nella vita: essere sereni, volersi bene, e voler bene alle persone che ci stanno vicino e soprattutto cercare di essere felici , coltivare le amicizie e cercare di essere in armonia col mondo.
Queste ultime sono parole importanti e per me che sono di natura polemico, critico tutto ed a volte aggressivo non sono facili da mettere in pratica ed ancora una volta mi vengono in mente le parole di
Davide: "
e' piu' facile fare del male che del bene"...
Riprendere non è stato semplice perchè è coinciso con l'inizio di una nuova attività a Venezia e le molte responsabilità, il costante nervosismo e gli innumerevoli problemi ad essa connessi. Fisicamente parlando i muscoli, le articolazioni e la mente hanno impiegato oltre un anno ad abituarsi.
Se il Karate fosse una disciplina semplice le palestre sarebbero gremite d'iscritti ma in realtà non è così.
Ne è un esempio il nostro corso che ha visto allievi lasciare per svariati motivi.
Il gruppo base pero' è unito ed è cresciuto nella tecnica e negli insegnamenti.
Lo si nota soprattutto negli stages dove noi mettiamo in pratica cio' che maestri come Davide e Luciano ci hanno insegnato, maestri che hanno dedicato la loro vita al karate.
Questo è uno dei motivi per cui faccio parte del CSC, che mi colpito per la Sua tradizione frutto di numerose esperienze, somma di lunghe ore di lavoro, di sacrifici, sudore e duri allenamenti.
Ho sempre pensato che ognuno di noi ha a disposizione : tempo,energia e risorse . Il Karate mi ha insegnato che col passare del tempo ci sono diverse forme di energia e che grazie all'esperienza accumulata praticandolo, ognuno di noi riuscirà a fare un miglior utilizzo dell'energia e delle proprie risorse scoprendo i propri limiti.
I nostri allenamenti difatti si compongono di Kihon, Kumite Kata tecnica, combattimento e forma uniti a mente, corpo e spirito che danno luogo ad un'energia vitale
KI che va oltre la forza fisica. Un'energia che non pensavo di poter sviluppare e che mi ha permesso di fare cose in cui non avrei mai pensato di riuscire.
Mi vengono in mente le parole di Davide che durante i miei primi allenamenti insegnava che per affilare un corpo metallico grezzo e farlo diventare una lama affilata serviva un lavoro duro e continuo.
Mentre pratico immagino d' imparare l'arte della " mano vuota".
Penso a mano intesa come disarmata, mi riferisco alla difesa a mani nude ed al movimento della mano nel vuoto, inteso come dimensione spazio temporale che ci circonda, che cambia in continuazione e dove bisogna essere sempre pronti a difendersi in primis.
Cio' che mi affascina del Karate è anche la sua "dimensione metafisica", e le straordinarie capacità dei grandi maestri di aver creato una scuola che indica un percorso di vita percorso in tutti i punti del pianeta da gente di diversa etnia, credo e lingua ma uniti da una sola via, quella del Karate-Do.
Trovo magico il fatto che si possa praticarlo entrando in una qualsiasi scuola di Karate Shotokan tradizionale sparsa nel mondo. Questa è la vera forza di un'arte che ha diffuso e continua a diffondere una grande messaggio universale.
Penso il karate rappresenti un sentiero che ci aiuta a percorrere quelle linee che segnano le nostre mani ed i nostri piedi , un po' come tracciare degli Embusen visti dall'alto.
Se qualcuno mi chiedesse di rappresentare graficamente il karate la mia risposta sarebbe: un cerchio.
Dentro al cerchio infatti ognuno di noi puo' far suo il tempo e lo spazio. Con questo intendo padroneggiare lo spazio di un kata scandendone il ritmo controllando l'energia , la respirazione e lo sguardo.
Che dire del CSC : ha un sito che fa scuola nel vero senso della parola e maestri con la M maiuscola per dedizione , carattere e tempra .
Ricordo in particolar modo quando una volta
Davide ha detto"
queste cose le dico per voi..".Non è facile trovare persone così al giorno d'oggi dove tutti sono proiettati in false immagini dell'apparire e cercano di essere delle pessime emulazioni di cloni televisivi.
In una società dove impera il divismo e l'apparenza il Karate è invece reale, lo senti nelle mani e sui tuoi piedi, lo senti dentro e lo vivi nel profondo. A volte il mondo in cui viviamo è così meschino ed ipocrita , così falso ed apparente, fatto di falsi inchini che pensare al karate e alle Sue verità mi rende piu' sereno.
Il mio pensiero va anche alle persone con le quali mi alleno.
Qui è un po' come la vita con alcuni hai più affinità , con altri meno.
Non pretendo di essere simpatico a tutti, non ho un carattere facile e a volte sono un po' orso, ombroso e schivo per natura.
Non amo né la folla nè il pubblico ma penso di essere un idealista , una persona con dei precisi valori: correttezza, rispetto, disciplina , rigore ,lealtà e amicizia .
Valori che il karate insegna e ci aiuta a raggiungere.
Dei miei compagni di corso ricordo varie persone , non mi sento di poter esprimere giudizi personali anche perché per lo più sono conoscenze fatte durante allenamenti e/o stage, eccezione fatta per qualche pizza di gruppo .
Chi mi ha colpito di più per impegno e costanza è Caterina. Donato per la sua correttezza, il suo guizzo e la sua determinazione. Alberto per il suo modo intelligente di spiegare e capire le cose. Francesca per il suo Ushirogheri improvviso e la sua tecnica pulita. Chiara per le sue mosse con passo da danzatrice. Davide per la sua tecnica solida. Nicolò per il suo "grip" piantato a terra e infine Marta per il suo coraggio.
Vedo il Karate come una scuola di vita che nasce dentro di noi e si sviluppa nel corso degli anni e prende forme diverse a seconda delle situazioni, plasma il carattere e la personalità di un individuo disposto ad assumersi un impegno costante nel tempo, mosso dalla passione e dall'entusiasmo verso se stesso e verso gli altri. Si diventa un po' "demiurghi" di se stessi, plasmatori del proprio spazio e del proprio tempo. Il karate, se usato in maniera corretta con disciplina e armonia tra mente , tecnica e corpo uniti nello spirito, sprigiona un'energia incredibile fino a dove solo la mente riesce ad arrivare.
Concludo augurandomi di poter praticare il karate ancora per molto tempo e di imparare a padroneggiare le tecniche, le forme e vivere le sue evoluzioni provando sempre forti emozioni e magari un giorno arrivare al raggiungimento del 1° dan sentendomi una persona che ha capito qualcosa in più dalla vita grazie al karate!
Nicola Pornaro