Finalmente ho deciso di dedicare un po’ del mio poco tempo per dare un contributo con le mie impressioni di madre di una piccola karateka e non nascondo, Maestro, magari avere finalmente l’onore di conoscere la password di accesso alla tanto “ambita” area privata….
Premetto che, la scelta della disciplina è stata esclusivamente di mia figlia Veronica e che all’inizio ero un po’ preoccupata perche il karate mi sembrava una disciplina poco femminile.
Nei miei pensieri ansiosi di mamma, me la vedevo già tornare a casa ad ogni allenamento con occhi neri, ematomi o distorsioni varie;oggi a distanza di oltre due anni posso dire che il karate non è nulla di tutto questo.
Non è una pratica violenta, mi sbagliavo e quando ho l’onore di assistere da spettatrice agli stage, credetemi, mi diverto e mi rilasso.
In palestra il bambino impara solamente ad auto controllarsi, ad esprimersi attraverso il proprio corpo, ad affrontare piccole difficoltà, conoscere se stesso e i propri limiti, rispettare l’avversario e perché no, a vincere la timidezza e formare il suo carattere.
Per questo, quando due mesi fa Veronica mi disse che non se la sentiva di continuare perché era stanca non riusciva più a concentrarsi, sono entrata confesso un po’ in crisi, sono rimasta male perché sapevo che si sbagliava; il percorso che fino a quel punto aveva fatto e che le era costato sacrificio e fatica non poteva chiudersi così:il karate non è solo una disciplina sportiva è anche un sano stile di vita.
Certo il praticarlo, richiede concentrazione, sforzo fisico e forse in momenti particolari come un inizio anno scolastico impegnativo o una crisi pre-adolescenziale, l’impressione di non essere in grado ad andare avanti perché le lezioni sono più impegnative, il Maestro che esige di più, l’hanno indotta alla scelta più semplice da fare : “smettere la pratica”.
Ho deciso di lasciarla tranquilla per un po’, ho capito che stavolta era convinta di non farcela a continuare ma poi ho anche ascoltato coloro che di allievi in difficoltà ne hanno visti molti, i Maestri Rizzo e Puricelli – che avevano percepito la poca motivazione che aveva Veronica negli ultimi tempi in palestra - ma mi hanno consigliato di provare un po’ ad insistere. Perché a nove anni la improvvisa demotivazione verso un’attività potrebbe poi riflettersi in altri ambiti ed è giusto far capire che non ci si può arrendere davanti al primo ostacolo e questo vale nella vita di tutti i giorni, a scuola, nello sport;non si può passare da uno sport all’altro, da una scuola all’altra solo perché ad un certo punto è più facile cambiare; qualsiasi sport ,alla lunga è faticoso, impegnativo e stanca.
Ma ho un po’ insistito anche perché un giorno magari da adulta mi avrebbe rimproverata per non averlo fatto.
Ha deciso di riprendere, oggi la vedo di nuovo motivata e magari un giorno mi sarà grata per averla aiutata a fronteggiare la sua insicurezza, la sua paura di esibirsi davanti agli altri: credo che il karate in qualche modo a questa età serva anche a rafforzare la propria autostima a rafforzare il proprio carattere oltre all’autocontrollo.
E poi c’è il rapporto allievo – maestro, che è diverso dal semplice istruttore di una qualsiasi pratica sportiva. è anche un maestro di vita; spesso mia figlia rientra dalla palestra e mi dice “il Maestro ci ha detto …….”; segno che ciò che dice e insegna il Maestro viene recepito e lascia il segno.
Non aggiungo altro perché non voglio annoiarvi.
Voglio solo esprimere la mia riconoscenza verso il Maestro che è un importante riferimento per mia figlia e dirvi che sono orgogliosa di essere madre di una piccola Karateka; lo so il karate si pratica per sempre e sicuramente ci saranno altre crisi e la volontà di smettere per dedicarsi ad altro ma ciò che avrà fatto e imparato fino a quel momento le resterà dentro per sempre perché avrà contribuito a creare le basi per la sua personalità.
Oss
Valentina Minni