Mi hai chiesto di scrivere un epitaffio che su molti dizionari è definito come : scritto, iscrizione celebrativa posta sulla tomba di un defunto, ma mi hai anche chiesto cosa penserei di raccontare di Davide Rizzo se fossi chiamato all’altare nel momento del tuo improbabile trapasso, si hai ragione è un bell’esercizio.
Ho letto abbastanza di te per capire come “eri” fatto, si ma è molto difficile per me, rendere con precisione i tuoi aspetti più significativi non avendo quasi mai scambiato una parola “dal vivo” spero anzitutto che questo sia “solo” un esercizio e non una reale necessità. e quindi Lo darò per scontato.
Discorso funebre: Vorrei con queste mie poche parole, testimoniarVi con tutto il rispetto che il momento impone, la significativa testardaggine di Davide, egli era estremamente polemico, nel senso più antico del termine, egli era un guerriero, un guerriero che affilava le sue armi, in notti insonni a leggere di Samurai e operai che perdono il posto, di bambini maltrattati e di politici tiranni, io lo vedo cosi ancora qui tra noi che dibatte su i mille piccoli apparentemente insignificanti problemi della vita di tutti i giorni, e nel contempo getta lo sguardo altrove alla sua famiglia, al sorriso dei suoi allievi, alla sua storia fatta di molta tenacia ed infine oltre la linea scura, dove sa essere la sua Via.
Il modo in cui mi sei stato di aiuto é rappresentato anche, dal tuo esempio dalla tua perseveranza, dalla precisione con cui "tenti" di divulgare quello che ti sei faticosamente sudato, diversi anni fa ho letto la tua tesi per Maestro e qualla per il V° Dan, e credo che ci siamo conosciuti abbastanza sul web, da poterti esprimere il mio pensiero al di la delle gerarchie.
Io ho conosciuto Davide attraverso i suoi scritti, l’ho apprezzato e criticato.
Egli i miei occhi è rappresentato proprio da questa dicotomia che lo ha reso particolare agli occhi di tutti Noi.
Lucca Giugno 2012
Andrea Rossi