..... Presupposto di ogni pratica è una forte volontà. Tutto ciò che è nuovo attrae, ma si ha un vero sviluppo della persona solo se si è capaci di grande perseveranza. In se stessi, spesso gli esercizi sono facili.

Difficile è l'impegnarsi in una pratica continuata. Chi non ha una forza di carattere, è bene che non si metta sulla via. Chi non ha una forza di carattere, è bene che non si metta sulla via. In particolare si deve far presente che l’interrompere una pratica può avere conseguenze dannose quando essa ha fatto già realizzare qualche cosa. Chi grazie agli esercizi ha già visto baleni della luce e poi smette, si ritroverà in un’oscurità ancor più fitta e per tutta la vita non potrà liberarsi da un profondo senso di colpevolezza.

.....La condizione, strettamente connessa con la precedente, è la capacità di un impegno totale. Può progredire lungo la via solamente chi fa della pratica la legge di tutta la propria vita.

Non ci si deve aspettare nulla se gli esercizi vengono concepiti come qualche cosa di “accessorio” e limitati a date ore o a pochi minuti, anziché costituire, l’intera giornata, un solo esercizio. E chi mette nella pratica soltanto una parte di se stesso, restando estraneo ad essa sotto altri riguardi, nemmeno costui può attendersi risultati di rilievo.

L’uomo deve applicarsi tutto intero alla pratica. In inglese ciò viene chiamato singlemindedness, termine che esprime la concentrazione completa, come in un solo punto, della mente.

___________________
Testo tratto da:
Hara - il centro vitale dell'uomo secondo lo Zen