Entro, chiedo al corniciaio se fa cornici, certo mi dice sono qui per questo! io, di rimando, ma a me serve adesso! mah signore sono le sei e trenta io tra un po chiudo, lo guardo e….per favore....
Vabbè, vediamo. Tiro fuori lo scritto del maestro, lo guarda sorride, sceglie lui la cornice, rossa come le altre ( fatalità) mi dice di tornare tra una mezzoretta chiedo se posso guardare come fa e poi fuori piove.
Ok mi risponde, lui inizia ed io osservo. Bellissimo.

Sceglie il materiale, mi guarda ... io zitto!.
Prende le misure di quanto il maestro ha dedicato al Mushotoku, calcola e scrive su un pezzetto di carta, si avvicina a un macchinario e lo imposta con millimetrica cura, inizia a tagliare il cartoncino, prima la parte sottostante poi i caratteri. Un lavoro di altissima precisione, così almeno osservo.

Poi la magia, il foglio prende forma, lo scritto risalta nel bianco bagliore della carta, mi chiede di confermare il colore e la dimensione della cornice, lo guardo e annuendo gli dico che è esattamente lo stesso colore, la stessa dimensione delle cornici che Sabato con Anna ho appeso in palestra, strano continuo a ripetermi.
Inizia a tagliare il vetro, ricalcola le dimensioni e con un gesto preciso lo taglia. Noto, in seguito, che lo pulisce più volte, usa un taglierino per togliere una piccolissima macchiolina che non avevo notato.
Appoggia il vetro sopra il cartoncino e lo ritaglia nuovamente, ecco mi dice, adesso è perfetto!

Prende chiodi e martello e con cura blocca il cartoncino 6 per lato e 3 per lato, non ci penso ma qualche cosa mi martella in testa, cavolo sono 18 chiodi!

Quando completa il lavoro lo guardo e gli chiedo un ultimo favore, mi chiede se ho un’altra cornice da fare io: “ No, volevo chiederle se per gentilezza mi firma questo piccolo momento di cortesia e gentilezza”

Sto parlando del corniciaio a Santa Maria Formosa, quel piccolo laboratorio ai piedi del ponte, un laboratorio nato nel 1955.