Sicuramente, alla nascita, non se ne è reso conto ma già dall’infanzia aveva capito di essere tanto amato, le amiche d’infanzia, Morena, Marina e Nicoletta,
la prediletta, le cugine sempre a girargli attorno, Graziella in particolare, l’attaccamento alla famiglia materna con il papà che alla domenica lo portava nella sua Ducati 175, le corse in moto sul fiume Piave a lavare asciugamani e le sue notti insonni a pensare all’ora della sveglia. I ciclamini per la nonna Maria alla quale dedicava tutte le sue “
verità” Giuro sulla nonna Maria, diceva quando voleva essere creduto anche se qualche volta lo diceva per salvarsi da qualche sculacciata paterna.
Ecco questi sono stati i sui
primi otto anni, poi l’età del disincanto, l’incidente all’occhio che sembrava un “
pagherò di Ennio” il peccato originale di suo padre che, inconsapevolmente, aveva accecato, per sbaglio, il fratello Bruno con una forbice.
Una infanzia, quella a Sacca Fisola, fatta da cattive esperienze, bambini cattivi e ragazze interessate alla nuova bicicletta con i cambi che non aveva nessuno, solo lui. Solo lui aveva i cuscinetti a sfere che gli regalava lo zio Giordano, solo lui aveva la forza di dire no ai prepotenti tornando a casa con gli occhi neri e il naso sanguinante. Questa età, questa dura realtà gli è servita nel futuro.
La scuola è sempre stata nei suoi pensieri ma nel senso della contestazione, della non accettazione del potere che il Maestro o il Professore esercitavano in una scuola a qual tempo e in quegli anni molto coercitiva, una scuola dove tutto era dovuto, dove il cazziatone davanti ai compagni si trasformava in gesto rivoluzionario nel rispondere o nel sollevare una sedia.
Una guerra con il padre durata anni e conclusa a 20 anni con il diploma di terza media preso alle serali. Ma amava leggere storie di uomini e gavette di ghiaccio di le lettere dal carcere di Gramsci o i lunghi racconti sugli ebrei e i campi dove sua zia Irma aveva trascorso un breve periodo, gli adorati libri di fantascienza di Julius ma acora di più adorava ascoltare i racconti sulla resistenza e sulle lotte partigiane che lo zio Renato e suo padre raccontavano.
Il c’era una volta lo aveva reso poeta e con una fantasia tutta sua. Castelli in aria? tanti, delusioni? molte volte, ma la passione e il calore verso gli altri non è mai venuto meno.
Gli anni di politica prima con la FGCI e poi con Avanguardia Operaia e Potere Operaio dove con la sua prediletta cuginetta partecipava, seppur giovane, a qualche riunione. Negli scontri lui c’era e pure menava, ricordo un giorno con Pierluigi a Bassano a correre via dalla celere, bellissimo ricordo, indelebile e tanta tanta paura! Lo ricordo alle prese con un sottogola di un casco che non voleva mollare.
Storie di tempi che furono!
La sua vita è sempre stata all’insegna del compiacere gli altri con sincera voglia e sincerità che lo ha sempre fatto vedere e comprendere come quello che non sta mai zitto, come il solito rompicoglioni di turno ma lui se pensava che una cosa andasse detta la diceva e punto.
Bello, sempre con un suo modo di far innamorare ha avuto diverse esperienze e diverse situazioni che non si possono scrivere ma la mente corre ad una sera a San Martino che ha conquistato il bacio di una donna sposata con sua cugina Roberta che lo redarguiva ma lui era moto divertito, capanne aperte all’Excelsior erano la sua fonte invernale di ritrovo anche se spesso, molto spesso l’appartamento di Sacca Fisola si trasformava in un’alcova dai mille incontri.
L’incontro con, prima lo Judo, e poi con il Karate
lo hanno portato via da noi lo hanno distratto da tutto quello che faceva parte del quotidiano. Lui ha compreso che per essere quello che si vuole essere c’è solo un sistema, o gettare alle ortiche quello che si è, perché non piace, oppure accettare quello che si è e iniziare a lavorare su se stessi per migliorarsi giorno dopo giorno anno dopo anno con o senza amici fidanzate che impedissero questa crescita.
L’attività politica viene completamente rivolta all’”
essere” e quando comprende che questo impegno gli preclude il miglioramento l’abbandona senza esitazione e così il
Lunedì il Mercoledì e il Venerdì sono tre ore di allenamento pesante come si usava nel 1970.
Poi comunque l’attività politica si trasforma e le nuove lotte operaie e studentesche lo rivedono in prima fila ad ogni manifestazione visto che l’amata cuginetta è sempre presente il suo senso di protezione ha il sopravvento e poi era gelosissimo della
LUI ( alias Giorgia).
Da quel momento in poi vive una rivoluzione, una lenta rivoluzione e inizia a percepire la realtà in modo diverso prende atto delle sue qualità le persone trovano in lui un leader come lo era nel piccolo campiello della nascita:
Testimonianza di Nicoletta Gasparini:
…….. Ricordo in particolare il tuo modo di prendere la vita sempre in modo ironico e la tua risata, sì quella me la ricordo benissimo…. non so perché ti definivo bastardo, ma avevi un modo tutto tuo di vivere la vita, in realtà la sfidavi......non ti piegavi a nessuna regola.
In poche parole eri un grande combattente e anarchico....ma di una simpatia.
Ecco sì a guardarti bene ti avrei riconosciuto dal sorriso..... . Sono contenta che tu abbia trovato nel karate la disciplina che ha tirato fuori quello che eri e che sei diventato.... non poteva essere altrimenti Davide, hai intrapreso la strada giusta per essere ciò che sei. UN GRANDE!! Adesso però non montarti la testa, mi raccomando. (
Aprile 2013 Nicoletta Gasparini)
Alla fine queste sono le parole che meglio definiscono Davide. Un soggetto semplice ma complicato non nel capire
ma nell’accettare perché con lui era sempre una guerra, un confronto sempre serrato.
Ora ha qualche decennio o lustro in più, tutti gli fanno domande e lui non si esime mai dal rispondere anche se qualche volta farebbe meglio tacere perché le sue risposte non sono sempre quello che uno vorrebbe sentire.
Lui seziona il problema lo smembra e passo dopo passo lo analizza e lo semplifica poi però non tutti hanno la forza di fare quello che si deve fare, non tutti ascoltano l’esperienza, non tutti accettano perché è difficile accettare Davide in quanto tale.
Poi nel 2013, fine settembre, per l’esattezza arriva una doccia fredda, una coltellata alle spalle, vattene, non ti è più permesso praticare con coloro i quali hai vissuto, Lui prende, e ritorna a vivere.
Perché non è morto Davide, perché è sopravvissuto.
È sopravvissuto solo per il fatto che le sue radici, la durezza della sua volontà, la sua caparbietà nel non mollare, dal non cedere, stimolata dalle lunghe e dolorose malattie e dal superamento delle morti più care, lo hanno reso potentissimo difronte alle avversità e la sua mente così come la sua volontà hanno preso forza, vigore andando a nutrire ancora una volta il suo senso della sopravvivenza, certo ha avuto famiglia e allievi tenaci e fiduciosi al suo fianco, persone che hanno creduto in lui, allievi che nel mare in tempesta vedono una luce, una luce lontana…. Il Maestro.
La forza rimane l’amore in quello che faceva. Lui era uno scorpione, uno scorpione vero dove l’amore è per SEMPRE!
Conia la famosa parola ( Kujikeruna non cedere non mollare) presa ad esempio da molti amici di pratica.
Ogni volta, ogni allenamento, ogni lezione non programmata è sempre la prima volta, lo stesso entusiasmo costole rotte o no, piede fratturato o meno, lo stesso amore, la stessa curiosità, la stessa fame di sapere e verificare. Solo di una cosa era amareggiato non aveva più l’amato Maestro, non aveva più fratelli di pratica.
Solo e solo lui era la risposta alle sue frequenti domande: Chi sono, dove vado, cosa ci faccio qui le risposte mutano con l’età ma non queste; IO Sono IO, vado dove mi porta la mia conoscenza, la mia coscenza e il mio poco sapere di non sapere, sono esattamente dove voglio e dove è giusto che io sia.
Queste domande e queste risposte non sono mutate negli anni. Sempre uguali, monotonamente uguali.
Era complesso stargli vicino, ti metteva sempre alla prova e in alcuni casi ti faceva capire quanto eri cresciuto, quanto eri forte e quanto lo saresti diventato se anche ti ti fossi contagiato dell’amore per il Karate, Chiara Ballarin per lui scrive, in una bellissima poesia queste “poche” ma intense parole:
( il testo completo lo trovate nel sito )
..... Solo chi ha percorso il tratto soleggiato sa quanto contino i diluvi che impediscono e rendono ardua la salita. Solo chi si è finto sordo conosce il vero valore di un tesoro che per tanti ormai brilla di abitudine e non più di passione. Capisci che la vista non è importante quando ottieni grandi soddisfazioni solo tramite la tua percezione e l’esperienza di grandi alberi, grandi persone che ti conducono per mano verso il prossimo ostacolo. Persone che ogni tanto spengono la luce mentre ti ustioni nel tuo cammino solitario e che prima o poi non puoi fare a meno di ascoltare. Alberi maestri che ti fanno riflettere…
Al mio Maestro
Chiara Ballarin
Un piccolo accenno al privato:
A 19 anni Davide ha una visione, una ragazza con la maglietta bianca una bellissima fruit of the loom, con dei sandali blu macri ai piedi. Alta, con una chioma di capelli bellissimi senza reggiseno gli passa accanto davanti alla sua vetrina, la segue con gli occhi la vede che entra dal salumiere, lascia l’osteria e va a farsi un panino proprio li, vicino a lei, non la guarda, manco la caga ma oramai è cotto e stracotto. Quando viene a sapere che frequenta la scuola di sua cugina Roberta immancabilmente si presenta in quella scuola dove tutto è eccentrico, tutto sopra le righe tant’è che sono in parecchie a testarlo. Ma lui continua indefesso ad ignorarla, sa che lei lo guarda e si chiede il perché di quell’atteggiamento. Il tempo passa poi un giorno una gita a San Martino, con lei, la ragazza della fruit of the loom, bellissima un bacio, un incanto una cosa che non si spegne più, non sa ancora che quella sarà la donna della sua vita, la mamma dei sui figli. Dopo anni la rivede la accompagna al lavoro, un giorno una frase: “ ho paura!” cotto stracotto e cucinato.
Nel 1975/76 l’intervento lei, caparbiamente lo accompagna in questo percorso, nel 1979 si sposano e la storia qui si chiude per il racconto di Davide.
Davide il testardo e per certi versi bastardo!
Alcune immagini deel suo album personale