Caro Maestro Rizzo,
Abbiamo realizzato percorsi paralleli.
Ho iniziato anche io nella FE.S.I.KA qualche anno dopo di lei.
Stessi maestri, stesse federazioni, ... ma io sono nato nel sessantasei.
Non ho praticamente memoria di quando non facevo Karate.
Per me è stato tutto facile.
L'agonismo, l'insegnamento, oggi l'allenamento da amatore perché il lavoro non mi permette più di insegnare.
Negli anni qualche infortunio, che non può mancare a chi come noi ha alle spalle svariati decenni di pratica molto intensa.

Sono stato molto colpito dalla sua tesi.
Del suo saper cogliere un limite, trasformandolo in occasione di studio e di approfondimento.
Paradossalmente, in un dono prezioso, che regala una marcia in più.
Arrivando la' dove noi "normali", a cui viene tutto naturale, non arriveremo mai.
Già, perché noi non riusciremo mai a comprendere con la medesima profondità e, probabilmente, non avremo mai la stessa capacità di capire fino in fondo le difficoltà di chi abbiamo avuto l'occasione di istruire.
...Ed oggi, che il corpo si salda sempre meno semplicemente alla mente, siamo spesso tristemente impreparati.

Il maestro Shirai ha avuto ragione.
La sua tesi dovrebbe essere un testo di lettura obbligatoria nel corso istruttori.
Solo così sarebbe possibile capire quale handicap ci portiamo dietro noi normodotati.
E, talvolta, quanto siamo affetti da superficialità.

Grazie per questa condivisione.
Un atto di grande coraggio, il cui costo personale è ampiamente superato dalla sua globale preziosità tecnica e umana per chi cammina sulla Via della Mano Vuota.
Oliviero Rossi .