Si avvicina, si avvicina sempre più in fretta il momento della decisione finale.
Nella mia vita sono sempre andato a testa alta e ci vado tutt’ora,
sublime sensazione di appartenenza ad una casta di guerrieri!.
Oggi, a 64 anni mi ritrovo piegato su me stesso, esule dalla mia pratica mi rammarico delle scelte non fatte
per affetto nei confronti di chi, 5 anni fa mi ha detto : “
VAI!”, trova il tuo dojo e, con una sola parola ha sancito la mia solitudine e distacco dai miei fratelli di pratica e dal luogo che per 33 anni è stato la casa della mia pratica.
La separazione, questo concetto pensato, studiato ma mai elaborato in pratica oggi mi appare INUMANO!
- separarsi perché;
- per crescere?;
- per abbandonare?;
- per dividere un’idea comune?;
- per separare due stili di vita, cultura e pensiero?
Mah, per me questa separazione (
non parlo solo di karate o del mio ex dojo) sa di vigliaccheria, di non affrontare le vari realtà che ci vengono imposte o trovate per caso o per volontà.
Così ho trovato il mio spazio felice, uno spazio dove sono io a decidere senza imporre, senza chiedere, forse è questo il mio errore sul fallimento dell’azione intrapresa e così i pochissimi che all’inizio hanno continuato ben presto hanno lasciato per un battello o per impegni scolastici e professionali, un patrimonio sparito nel limbo di questa Città che non ha e non offre più nulla. Ragazzi e adulti che pensavo avessero compreso il dramma della separazione e che mi avrebbero supportato a ricostruire hanno invece volgarmente abbandonato dojo, ideale e il loro Sensei.
E’ da molto che non scrivo e oggi ne sento la necessità.
Irene e Claudio persistono nel seguire questo malconcio Sen Sei e di ciò gliene sono infinitamente grato ma purtroppo l’Associazione non può più andare avanti così.
Mah, vedremo di che morte morirò..
Davide Rizzo