Ieri, 24 Settembre 2004 mi si è presentata l'occasione per una riflessione sui perchè un allievo decide di lasciare il proprio Maestro.
Solo due cose vorrei far capire e vorrei fossero capite.
Un Maestro non ti da quello che vuoi ma solo quello che ti serve! ( d.r. 24/09/2004)
In questo contesto tutto si esplicita, molte volte percepiamo l'altro come un qualche cosa di avulso al nostro modo di pensare e di essere. L'altro, il Maestro, si interpone tra la nostra azione e il nostro desiderio di sapere. Molte volte sentiamo la necessità, io per primo, di essere gratificati dall'altro, questo desiderio è legittimo se rapportato a pochi istanti di vita ma non si può pensare che questi momenti siano sempre esplicitati, l'allievo DEVE riuscire a capire i propri progressi e il percorso che sta compiendo sotto la guida del Maestro. Il Maestro dal canto suo deve necessariamente operare per il bene dell'allievo aiutandolo con ATTI ( leggi dimostrazioni ) e PAROLE ( leggi spiegazioni ) nel momento esatto in cui percepisce la VERA necessità dell'allievo. Trovo banale e controproducente l'interporsi tra il sapere e il volere dell'allievo. L'allievo deve avere quando gli serve e non quando vuole. A cosa gli serve tutto questo sapere se Spiritualmente / Fisicamente / Eticamente non riesce a comprenderlo, a percepirlo.
In definitiva "
La pratica di un'arte è come una visione " ( d.r 31/12/2000 ) in una visione si racchiudono molti mondi, mondi ancora sconosciuti, mondi mai cercati, mondi mai compresi, ma il problema non è quasi mai l'altro ma quasi sempre se stessi. E' come la visione che ha l'artista prima di iniziatre l'opera anzi ancora prima che l'occasione o il pensiero si presentasse. Il karma del compiuto ancor prima si renda palese alla consapevolezza.
Il desiderare è giusto e doveroso. Il crearsi aspettative, e la vita lo insegna, è sbagliato, ognuno di noi è dotato del libero arbitrio, la decisone finale è sempre, quasi sempre nostra. In definitiva vale sempre la pena di leggere oltre le parole, oltre il gesto. Il gesto è l'azione le parole non servono se le azioni parlano da sole.
Viviamo in un mondo pervaso di parole, di promesse mai mantenute. Un mondo di venditori di fumo o di ex vissuto.
Mi piacerebbe un'ora di silenzio planetario per sentire veramente una sola volta nella vita il respiro della terra unito al mio respiro e al mio pulsare.
Il silenzio nel quale il mio Maestro si confonde con il suo prezioso agire e nel quale mi immergo con la mia arte. Il silenzio che circonda la mente nel momento dell'azione.
Ho conosciuto molti maestri e con molti mi sono allenato, con pochi ho praticato! Ne ho scelto uno! forse sono stato scelto, non lo so e non mi interessa. Quello che mi incuriosisce è il dove sto andando, a cosa sto pervenedo in definitiva se la pratica di un arte è una visione io .......
Oss.
Davide Rizzo