Karate wa yu no goto ku shitaezu natsudo wo ataezareba moto no mizu ni kaeru;
karate= mano vuota;
yu= acqua calda;
gotoshi= come;
taezu= sempre, senza interruzione, incessantemente;
netsudo= entusiasmo, calore;
ataezareba= a meno che voi doniate;
moto= origine;
mizu= acqua;
kaeru= ritorno.
Ossia: il karate viene tenuto vivo col fuoco dell'anima.
Il karate è come l'acqua calda: senza calore si raffredda.
Questa frase è esplicativa. Se non mi alleno (fuoco) tutti i giorni costantemente il mio karate non avrà l'anima (il calore) per essere trasmesso.
Un kata può essere espressione fisica, atletica, ma se l'anima interpreterà i gesti atletici, questi movimenti diventeranno arte, budo, karate-do. Diversamente saranno solo gesti atletici, ginnici.
Studiare attraverso la pratica è come spingere un carro su una collina, se rallenti il carro scivolerà indietro (proverbio giapponese).
In tutti gli studi, la concentrazione continua, la diligenza, la perseveranza, la pazienza e non ultima la pratica, sono gli strumenti necessari che conducono al successo.
Una pratica saltuaria non è sufficiente.
Così come l'acqua calda ha bisogno di calore costante per non raffreddarsi, solo l'allenamento continuo consentirà di assaporare, nella mente e nel corpo, i frutti della via.
Ci vuole grande passione per intraprendere qualunque "strada", nessuna è facile, tutte nascondono insidie e momenti di sconforto .
In questi momenti quel fuoco chiamato passione, quel calore che scalda la mia anima sono gli strumenti che mi aiutano a continuare e a non rinunciare. Ma alcune volte questa passione, viene confusa col desiderio.
Il desiderio alle prime difficoltà viene modificato, cambiato, messo da parte; una passione, affronta peripezie, dolori, sofferenze, pericoli e ostacoli poiché l’energia della passione, ti catapulta in avanti senza darti modo di pensare a ciò che stai affrontando.
Passione, deriva dal termine latino ,
patior, che significa soffrire, provare o patire.
La passione diventa una necessità, della quale è insopportabile farne a meno, addirittura, la si subisce.
Imparare, praticare e studiare, è sofferenza. La “via " spirituale è, ancor più irta di ostacoli.
Un discepolo va dal suo maestro e gli dice che vuole la verità più di ogni altra cosa, il maestro non risponde, lo prende per il collo, lo trascina al torrente e gli tiene la testa sott'acqua finché il poveretto non sta per affogare; all'ultimo momento lo tira fuori, "Allora, che cos'è che volevi più di ogni altra cosa quando eri sott'acqua? ". L’aria" dice quello con un filo di voce. "Quando vorrai la verità come un momento fa volevi l’aria sarai pronto ad imparare”.
Per praticare un allenamento costante occorre desiderare farlo come se fosse
l’aria", ma l'equilibrio fra allenamento fisico e spirituale è prioritario.
Tutti i grandi maestri alternavano l'allenamento fisico con sedute di meditazione o letture di testi filosofici e culturali. Lo spirito dei karate va tenuto vivo non tramite un allenamento estenuante, ma applicando principi e concetti utili a migliorare il carattere e lo spirito.
Le fissazioni portate allo stremo non sono utili, se non a farci diventare fanatici e a estraniarci dalla realtà. Il percorso è sempre identico sia nella fisicità che nella spiritualità: bisogna incominciare a studiare, capire, assorbire, praticare per poi lasciare che l'intuito e non più il raziocinio lavori per noi.
I principianti, nei primi combattimenti sono tesi poiché la loro mente è piena di pensieri su cosa fare, come muoversi quale usare, solo dopo un duro e lungo allenamento si confronterà con il suo avversario senza pensieri, senza aspettative, senza pensare a vincere o a perdere, ma l'istinto, basato sull'esperienza, gli darà la possibilità eseguire la tecnica necessaria.
Così la vita: l'esperienza ci dovrebbe determinazione di fare ciò che è giusto fare.
Oss
Davide Rizzo