Come comportarsi
durante la pratica del Karate - Do.
Questo piccolo contributo vuole
essere una riflessione sui comportamenti e la forma corretta per
avvicinarsi alla pratica del Karate-do Tradizionale.
Sostanzialmente il dojo è il luogo
dove si realizza la Via, ossia dove una persona studia la tecnica
di un'arte marziale quale essa sia, al tempo stesso forgia il suo
carattere, controlla le sue emozioni e i suoi istinti e quindi si
Nonostante ciò, quando una persona dice: vado in palestra, generalmente
sottintende che farà dell'attività fisica con atteggiamenti ludici
o ricreativi pur cercando di migliorare la salute o la forma.
Pertanto, una volta riflettuto su questi due termini "palestra-dojo",
lo studente di Karate-do (karateka) o di un'altra arte può
chiedersi a quale di essi avvicinarsi.
Per un Karateka la scelta sarà
chiara, quindi, qualsiasi beneficio che possa ottenersi mediante
le attività di una "palestra", può essere ottenuto con ulteriori
vantaggi attraverso la pratica di un'arte come il Karate-do. Viceversa,
il cammino alla rovescia non è possibile, dato che, qualsiasi arte
del Budo apporta benefici ed entra in campi nei quali lo sport non
ha competenza.
Gli atteggiamenti del praticante
di Karate-do.
Quando uno studente di Karate-do
arriva al dojo dovrebbe avere chiaro nella sua mente che non solo
va ad esercitarsi fisicamente, ma che, oltre al corpo l'allenamento
coinvolge la mente e lo spirito e l'uso corretto della propria energia
(Ki).
Questi quattro fattori non sono dissociabili e devono essere allenati
in maniera integrale e precisa, mantenendo vigile l'attenzione.
Deconcentrarsi può portare ad un uso sconsiderato della tecnica
e pertanto incorrere in quei pericoli che metteranno a repentaglio
la propria incolumità e quella degli altri.
E' quello che viene chiamato "
Shingitai".
Shin: lo Spirito
. Si
sviluppa e si allena nel
Kihon.
E lenergia fondamentale che si consolida grazie alla
ripetizione del gesto. In questo modo aumenta la fiducia in se stessi;
ed è la prima qualità.
Gi: la Tecnica. Si entra decisamente
nella via e viene allenata specialmente nel
Kata.
Tai: il Corpo
rappresenta la realizzazione nel confronto, nel
Kumite. Obbliga
ad acquisire efficacia, mette alla, prova e migliora la forza della
mente, sviluppa coraggio e volontà di riuscire e di vincere se stessi.
Vi consiglio di leggere attentamente
La Tradizione (M°
L.Puricelli).
Nel Karate-Do Tradizionale , grazie allosservanza
e studio consapevoli di questi tre principi e sotto la sapiente
guida di un Maestro, il praticante potrà arricchirsi spiritualmente
e, per gradi di perfezione e complessità, avanzare sulla Via del
Karate-Do Tradizionale.
Per citare un esempio: quando effettuiamo un
tecnica di gedanbarai è evidente che si tratta di un'azione fisica,
però la cosa realmente importante non è l'azione muscolare in sè
bensì l'atteggiamento mentale e l'intenzione con le quali eseguiamo
la tecnica. Tutto questo sarà efficace se realmente si starà utilizzando
assieme al corpo anche la mente.
Come possiamo riflettere su come è possibile
sviluppare tecniche efficaci, se durante la pratica ci distraiamo
e parliamo con i compagni?
Pensiamo e occupiamo la nostra mente con cose estranee alla pratica?
Aspettiamo con ansia le pause o gli intervalli e li sprechiamo a
parlare anziché riflettere su quanto il Maestro ha appena spiegato
o mostrato?
Oppure ci preoccupiamo di quanto manca alla fine della lezione o
ancora, temiamo che tocchi a noi un compagno che lavora duramente
oppure ci ritroviamo a pensare esternandolo o meno:" ancora,
un'altra volta questo kata che rottura di ......." pensando
in questo modo mettiamo in dubbio la metodologia del Maestro e cosa
ancor più grave questo tipo di comportamento ci allontana, secondo
me, dal senso originale della pratica del budo.
Di conseguenza gli allievi dovrebbero
adottare le seguenti norme e comportamenti:
1) Entrare nel dojo con contegno in modo che questo sia di esempio
agli allievi più giovani, in silenzio e senza alzare il tono della
voce così da non interrompere o recare disturbo a chi si sta allenando
2) Iniziare il taiso "riscaldamento" in modo di iniziare
la lezione già caldo e con la giusta concentrazione. Il taiso ha
una doppia funzione; riscaldare il corpo per renderlo elastico e
pronto ma sopratutto ci aiuta ad entrare nello spirito del karate-do
in modo da affrontare l'allenamento con un livello mentale corretto;
3) Una volta iniziata la lezione evitare di distrarsi e di interrompere
senza ve ne sia un giustificato motivo.
4) Aspettare le pause (yame) o gli intervalli (naore) per esporre
i dubbi al Maestro;
5) Negli esercizi a coppie si dovrà dare il massimo di se stessi,
con slancio e decisione nelle difese e negli attacchi il controllo
dovrà essere massimo e, dosando la propria aggressività si dovrà
ricercare la perfetta armonia e il massimo progresso reciproco.
In considerazione
di ciò un praticante di Karate-Do dovrebbe evitare la seguente condotta:
1) Praticare senza motivazione e senza tentare di superarsi giorno
perseveranza);
2) Parlare, distrarsi o non essere attento durante la pratica (
controllo
emozionale);
3) Correre il rischio di ferirsi o di danneggiare i compagni per
soddisfare il proprio ego, o per ira, rabbia, timore, ecc.(
controllo
emozionale)
4) Sentirsi superiore o più qualificato degli altri compagni ricordandosi
perennemente che quello che si è lo si deve anche a chi si sta allenando
con noi (
umiltà).
5) Tentare di imporre criteri personali, sapendo che non sono quelli
del Maestro.
6) Mettere in dubbio o discutere l'insegnamento del Maestro e le
sue conoscenze sull'arte (
fiducia).
7) Creare inimicizie tra i compagni.
8) Criticare i gradi o le cinture concessi dal Maestro agli altri
compagni.
9) Abusare della fiducia del Maestro o degli altri compagni (
sincerità)
10) Essere violento, egoista, orgoglioso, ingrato o malintenzionato.
In definitiva, sarebbe molto opportuno
che gli studenti si applicassero al massimo durante la lezione,
come se la loro vita dipendesse da questo, ma sempre con il giusto
controllo fisico ed emozionale e mentale.
Un'altro aspetto importante per
la giusta pratica è che il Karate-do può e deve essere praticato
per tutto il giorno. Questo è possibile solo se si è pienamente
coscienti delle nostre azioni in ogni momento, controllando la respirazione,
mantenendo la mente vigile e pronta, adottando comportamenti corretti
verso gli altri, non dimostrando la propria arte ma avendo un comportamento
"esemplare" dimostrare che il nostro essere è l'incarnazione
dello spirito del Karate-Do.
A
volte, a causa del nostro modo di vivere o la frequentazione di
amicizie "sbagliate" o per eccesso di confidenza, o ancor
perggio per ignoranza, le norme di condotta nel dojo, vengono intese
male o, peggio, utilizzate male.
Sono esempi chiari di ciò:
Il non saper comportarsi in un tatami,
non conservare un corretto atteggiamento corporeo o avere una postura
adeguata (sdraiarsi per terra, mettersi appoggiati al muro ecc...
), la mancanza di puntualità e la mancanza di rispetto e considerazione
nei confronti del Maestro, dei compagni e di se stessi.
Perciò gli allievi devono capire che, anche se a volte il Maestro
non fa notare la cosa direttamente o esplicitamente, ciò non significa
che il comportamento scorretto passi inosservato o non importi al
Maestro stesso.
Quindi i Sempai, o studenti più avanzati, devono guidare, consigliare
e correggere i principianti affinché questi non si confondano sul
corretto atteggiamento da tenere nel dojo e fuori da dojo.
Inoltre, si deve insegnare ai neofiti che dopo molti anni di pratica
è normale che i veterani ottengano piccoli benefici o facoltà dal
Maestro, anche perché questo comporta un grande impegno verso di
lui ed obblighi verso la pratica.
La disposizione dei praticanti
durante il saluto
All'inizio e alla fine della lezione il Maestro
si posiziona difronte al Kamiza (il luogo dove viene raffigurato
il Maestro fondatore). Di solito l'allievo anziano (Sempai) di grado
o anzianità di pratica è incaricato di dirigere il saluto
di inizio e fine lezione e di vegliare sull'organizzazione delle
file e sulla disciplina generale.
Anche se stiamo parlando del saluto un buon
karateka non deve mai essere sprovvisto della massima attenzione,
visto che nel Karate-Do non si abbassa mai il livello di allerta.
E' anche una buona abitudine che al termine
di un esercizio con un compagno e quando eseguiamo il saluto, lo
si ringrazi verbalmente (OSS).
Nb)
Oss o
Osu: Espressione fonetica, formata
da caratteri. Il primo Osu significa letteralmente "spingere" o
"controllare". Il secondo Shinobu significa letteralmente "pazienza,
".
E' consigliato
leggere Il Saluto
( M° L.Puricelli).
Ragioni per cui si usa la terminologia giapponese.
Chi fra di noi non ha mai
pensato:" perché pur essendo occidentali, usiamo i termini
e le voci Giapponesi nelle lezioni di Karate-do?"
Ci sono diverse ragioni: la prima è quella di preservare la tradizione
e proseguire mantenendo l'ordine stabilito dai Maestri fondatori.
La seconda ragione secondo me la
più verosimile e reale sta nel fatto che utilizzando la terminologia
e la lingua giapponese permette che le espressioni, i termini e
le voci di quest'arte abbiano un carattere universale e possano
essere comprese ed utilizzate da tutti i praticanti, soprattutto
quando queste parole abbiano un significato di origine simbolica
dato che termini come "Oss, oppure i nomi dei kata e delle
tecniche stesse" non sono traducibili da un giapponese che
non pratichi la nostra stessa arte.
Pertanto, l'utilizzo dei termini
giapponesi tradizionali nella pratica del Karate-do in particolare
e delle arti marziali in generale, dà la possibilità che i karate-ka
di qualsiasi nazionalità possano intendersi e praticare in armonia
senza frontiere linguistiche. Allo stesso modo, permette ad un Maestro
di rivolgersi ad un gruppo di praticanti di differenti nazionalità
e, mediante una parola in Giapponese, farsi capire da tutti.
Questo è possibile perché la parola
in Giapponese agisce in coloro che ascoltano come un "simbolo",
del quale essi conoscono la definizione, il significato e l'applicazione
della parola detta nella loro lingua. Se non fosse così il Maestro
dovrebbe dire e spiegare "la parola o il concetto" in tante differenti
lingue quante sono le diverse nazionalità che possono incontrarsi
in un corso internazionale.
Queste poche righe
intendono, con spirito di umiltà, orientare coloro che iniziano
la pratica del karate-do verso un corretto modo e ricordando il
corretto atteggiamento mentale a coloro che, con il passare degli
anni, non si ritrovino nella Via.
Davide Rizzo