In molte occasioni di allenamento vi ho parlato del giusto atteggiamento, dell'agire in armonia con corpo e mente, certo, solo parole, concetti poi... come al solito di deve dimostrare con l'azione.
Lo Zen è indiscindibile dall'arte marziale, tutto il nostro agire deve necessariamente rifarsi a questa disciplina, a questa regola non sempre semplice da seguire anche perchè, oggigiorno manca il tempo, la situazione i contesti ecc. ecc ma come scrisse
Takuan Sōhō nel suo mla mente immutabile:
"Camminare è Zen, sedere è Zen;
Che si parli o si resti in silenzio;
In movimento o immobili;
Il corpo rimane sempre in pace.
Anche quando ci si trova davanti ad una spada la mente rimane serena.
Anche difronte al veleno lo spirito resta imperturbabile."
Difficile dar corpo ai concetti, difficilissimo, molte sono le barriere e molti i preconcetti come così la presunzione anche da parte mia di pensare che solamente parlandone o spiegando si "vedano" le cose dette.
Non è così.
Ci dobbiamo applicare, dobbiamo "mollare".
Quando, difronte all'avversario, teniamo la tensione del momento ci accorgiamo che ci siamo irrigiditi non solo fisicamente ma anche mentalmente, il cuore e il pensiero si sono attaccati alla sensazione, ecco, in questo istante ci si deve rilassare pur mantenendo la forza. Come un ramo che sostiene il frutto, senza sforzo, senza apparente sforzo. Dobbiamo allenare questa cosa.
Dovremo riorganizzare il nostro sapere ad un altro livello, dovremo trovare senza cercare, così come l'aria invade tutto il nostro mondo così l'atteggiamente deve ritrovarsi senza una precisa volontà.
Contro la spada dell'avversario
non metterti in guardia,
ma tieni la mente immobile,
quello è il luogo della vittoria.
Dobbiamo agire sulla reazione partendo dalla sensazione di "pace" o di
attenta vigilanza lasciando che le sensazioni non si fissino da nessuna parte ne sull'arma dell'avversario ne nella nostra pronta reazione a ciò che "vediamo" bisogna iniziare a percepire ma anche questa può portare all'errore perchè comunque siamo troppo presenti alla sensazione e pertanto ci siamo attaccati alla sensazione.
Mollare significa permanere in uno stato di pronto rilassamento, di vigile attenzione senza per questo mettere la mente da nessuna parte.
Vi faccio un esempio: "
Una persona non praticante, un'inesperto nel momento in cui si manifesta un attacco ha una reazione spontanea e immediata, non ha pensiero, non riflette su quale tecnica di difesa potrebbe essere più idonea o più efficace, egli rimane inconsciamente reattivo e percettivo senza per questo fissare la sua azione/reazione da nessuna parte"
In sintesi egli reagisce allo stimolo più velocemente di qualsiasi persona allenata. Per questo si deve allenare la tecnica a lungo per poi dimenticarsene, come l'esecuzione del kata, si padroneggia il kata nel momento in cui se ne dimentica la sequenza e la forma e il suo ritmo diventa il nostro ritmo.
Sarebbe un bell'obiettivo se quest'anno fosse dedicato al conseguimento della comprensione delle percezzioni, se riuscissimo ad esser sempre presenti a noi stessi da quando ci laviamo i denti a quando alla sera riprendiamo in mano lo spazzolino!
Mencio disse: "
La bontà umana è la mente dell'uomo. La rettitudine è il sentiero dell'uomo.
Com'è triste che egli abbandoni il sentiero e non vi faccia affidamento, che perda la mente e non sappia come cercarla!
Quando un uomo ha perso un gallo od un cane sa di doverlo cercare, ma quando ha perso la ( giusta) mente, non sa di doverla cercare.
La via dell'Apprendimento non è altro che la ricerca della mente perduta".
Far karate dalla mattina alla sera, magari dedicare quotidianamente un pensiero alla tecnica od a una parte del kata, visualizzare un attacco e una difesa, percepire la distanza "
reale" fra le cose. Magari per i più avanzati iniziare a percepire l'energia delle persone che ci circondano magari chiedendosi un analasi con gli amici. Una domanda: " Quanta energia vedi nei tuoi genitori o nei tuo fratelli e sorelle o amici"
Quanti ti trasmettono energia.
M° Motonobu Hironishi, della traduzione in inglese del libro del M° Gichin Funakoshi “Karate-D
ō Nyúmon”.
La prima è una massima: “
Kantan na mono yoku shò o seisu”
l’equilibrio tra la vittoria e la sconfitta spesso dipende da piccoli particolari o semplici cose.
Il secondo un ammonimento: “
Shoshin o wasurezu”
nel vostro allenamento non dimenticate lo spirito e l’umiltà di un principiante.
Oss
Zen e arti marziali
Davide Rizzo