Da
quando abbiamo iniziato il corso del Giovedì mattina trovo
indispensabile far comprendere l'importanza delle tecniche apprese
e la loro qualità esecutiva. Vorrei pertanto, con assoluta
modestia, trattare alcuni aspetti concerneti le difese nel Karate-Dô
e il loro vincoli con i kamae.
Con questo studio sulle difese, tenterò pertanto di esporre
qualcosa che per me e per la nostra scuola è molto importante.
Sul piano teorico, devo sottolineare la convenienza di affrontare
gli obiettivi dell'insegnamento in maniera progressiva. Perciò,
diviene necessaria la selezione adeguata dei contenuti dell'insegnamento,
i quali, debitamente distribuiti lungo il binomio “insegnamento-apprendistato”,
ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Altro aspetto importante da tenere in considerazione
è il vincolo dei Kamae con le difese e queste, a loro volta,
con il contrattacco da realizzare.
I passi da seguire sono:
- primo, l'adozione del Kamae;
- secondo, di fronte ad un attacco,
realizzare una parata la cui traiettoria sia appropriata al
suddetto Kamae;
- terzo, una volta realizzata la difesa,
eseguire il contrattacco più adeguato. E dico più
adeguato, pensando ai contrattacchi in Hente (con lo stesso
braccio con il quale ci si difende).
Pertanto, per realizzare i contrattacchi in Hente si sarà
costretti a scegliere una tecnica la cui traiettoria sia favorita
dalla situazione finale dell'arto che ha portato a termine la
difesa. In pratica ci si deve preoccupare di non fermare la tecnica,
ma traendo forza dal kime continuare lo stesso per portare un
contrattacco adeguato.
Delle definizioni prima citate si nota che: un'azione difensiva
è quella il cui obiettivo è proteggere l'integrità
fisica della persona aggredita, mediante l'uso del proprio corpo,
di uno strumento o di una qualsiasi altra cosa, con il fine di
“fermare, togliere, bloccare, deviare, impedire, inibire
od ostacolare” un attacco o un’azione offensiva.
Classificazione
personalizzata delle difese
Lontano dal pretendere di enumerare
la totalità delle difese, il fine di questo paragrafo è
il realizzare una delle classificazioni possibili, o differenti
modi di raggruppare le tecniche di parata o Uke-Waza. A questo
scopo, faccio riferimento a diversi aspetti, che ci aiuteranno
ad elaborare proposte didattiche per l'insegnamento di questo
ô, cioè:
Per l'azione, effetto o forma di entrare in contatto con l’arto
Difese
penetranti.
Sono tra le più utilizzate e consistono in un colpo o un
impatto forte e rapido contro l’arto aggressore, con il
fine di evitare un attacco e deviarlo fuori dalla zona di pericolo
del difensore. Per esempio, Otoshi Uke.
Difese a percussione.
Questo modo di utilizzare le difese consiste in un colpo rapido
che approfitta della velocità del movimento, dell'azione
di rimbalzo o di percussione, così come della rotazione
brusca o repentina del braccio difensore nel prodursi l'impatto.
Per esempio, un Soto Ude Uke realizzato in questo modo.
Difese devianti.
Possiamo definire così le difese che si utilizzano in modo
da guidare e canalizzare l'azione dell'aggressore, spostando l’arto
attaccante lontano dal suo obiettivo. Possono essere realizzate
assieme ad un Tai Sabaki o schivata del corpo. Per esempio, Jôdan
Nagashi Uke.
Difese avvolgenti.
Simili alle precedenti, queste tecniche di solito combinano movimenti
circolari che, con un contatto morbido e con l’ausilio,
a volte, del Tai Sabati, riescono ad evitare gli attacchi dell'avversario.
Queste difese normalmente si realizzano con la mano aperta. Per
esempio, Tekubi Kake Uke.
Difese con presa.
Come indica il nome stesso, la caratteristica implicita a queste
difese è afferrare (dopo aver parato) l’arto attaccante,
per poi controllare, lussare o proiettare l’avversario.
Sono difese che generalmente si realizzano con la mano aperta.
Per esempio, Kakete.
Difese taglienti.
Definisco in questo modo la parata che, nella sua azione difensiva,
colpisce in varie zone l’arto aggressore, causando così
un dolore acuto ed un notevole consumo funzionale. Queste difese
sono particolarmente efficaci contro la tibia o il malleolo. Per
esempio Gedan Shuto Barai contro un Mae Geri.
Difese come attacco.
Qualsiasi parata utilizzata letteralmente in forma d’attacco. Jodan Age Uke contro il collo dell'attaccante.
Secondo l’arto
con il quale si esegue la parata
Difese con un solo braccio o con una
sola mano.
Difese doppie: con ambedue le
braccia o le mani.
Difese con qualsiasi lato dell'avambraccio.
Difese con il taglio interno od esterno della mano aperta.
Difese con il palmo o con il dorso della mano.
Difese con il rinforzo di una mano aperta o chiusa.
Difese realizzate con il gomito.
Difese con la pianta del piede.
Difese con l'interno o l’esterno della gamba o del ginocchio.
Difese con il taglio esterno od interno del piede.
Secondo la traiettoria
che descrive
Difese ascendenti.
Difese discendenti.
Difese verso l’esterno dell'asse corporale.
Difese verso l’interno dell'asse corporale.
Difese che descrivono un semicerchio.
Secondo l'intenzione successiva.
Anche se tutte le difese o le azioni
difensive hanno come fine naturale l'evitare d’essere colpiti,
si deve anche tenere in considerazione, al momento di preparare
gli esercizi, che difese saranno scelte, perché, secondo
l'azione che si vuol realizzare dopo la parata (colpire, afferrare,
lussare o proiettare), sarà più conveniente selezionare
una tecnica rispetto ad un’altra.
Perciò, elenco alcune
di queste possibilità:
Parare con forza con il fine di dissuadere l'avversario per il
dolore causato. Per esempio, una parata penetrante.
Parare morbidamente, lasciando scivolare gli attacchi fuori dell'obiettivo.
Per esempio, parata sgusciante o avvolgente.
Parare con l'intenzione di immobilizzare, lussare, proiettare
o squilibrare. Per esempio, una parata con presa, sgusciante o
avvolgente.
Parare e contrattaccare simultaneamente.
Attaccare in anticipo quando l'oppositore inizia il suo attacco.
Parare con l'intenzione di squilibrare l’avversario.
Schivare per poi passare all'offensiva.
Altre.
Varianti e
modi differenti di applicare le difese.
Una delle caratteristiche o condizioni
che deve riunire un Karate-ka di livello avanzato, è quella
di saper adattarsi alle circostanze ed andare “più
in là delle tecniche” convenzionali, perché
la tecnica, come tale, non è altro che un semplice strumento
che deve farci evolvere in tutti gli aspetti, anche se, in questo
caso, mi limito al meramente tecnico. È per questo motivo
che, se si utilizza il seguente schema ordinatore: “pratica-riflessione-pratica”,
si scopriranno altre possibilità nelle tecniche di parata.
Nell'esecuzione delle suddette tecniche, basterà variare
alcuni parametri per realizzare altre possibilità d’azione.
Alcuni esempi di queste varianti
sono:
Ampliare, ridurre o variare i percorsi delle parate con il fine
di adeguarle al grado di penetrazione dell’attacco. Per
esempio, un Gedan Barai può essere realizzato in vari modi,
secondo il punto del percorso in cui s’intercetta l’arto
attaccante.
Variare la zona di contatto dell’arto che difende. Per esempio,
un Soto Ude Uke realizzato con le seconde falangi del pugno chiuso.
Dirigere la parata a zone vulnerabili dell'avversario, come articolazioni,
punti deboli o dolorosi, ecc. Per esempio, un Soto Ude Uke contro
la base del dito pollice dell'oppositore.
Utilizzare la parata come attacco. Per esempio, un Jôdan
Age Uke contro l'articolazione del gomito.
Continuando la traiettoria di una parata, colpire prima un punto
accessibile dell'avversario e poi parare se vi è necessità.
Per esempio, approfittare della traiettoria di un Jôdan
Soto Ude Uke, colpire prima la testa o il volto dell'oppositore
e poi bloccare se vi è necessità.
Realizzare una parata allo stesso tempo in cui si attacca. Per
esempio, Tsuki-Uke.
Utilizzare tecniche d’attacco per bloccare. Per esempio,
un Yoko Uraken Uchi utilizzato come difesa di fronte ad un Jôdan
Oi Tsuki.
Aspetti importanti nell’esecuzione
delle difese
Ottimale utilizzazione della biomeccanica
delle azioni difensive o difese: utilizzazione adeguata della
rotazione delle ossa nelle articolazioni e loro applicazione nel
momento opportuno.
Senso dell'opportunità o “timing”, reso concreto
anche nella corretta utilizzazione e nell’adeguamento alla
distanza con l'avversario o Maai.
È fondamentale che eseguendo le difese e le tecniche in
genere, le spalle si trovino perfettamente alloggiate nella rispettiva
cavità articolare, perché se ciò non accade,
la parata sarà debole come anche l'azione successiva.
Ad un livello basilare, i percorsi delle difese devono essere
ampi, ma con la pratica e nei livelli avanzati si dovrà
cercare la stessa efficacia con percorsi sempre più corti.
Perciò, è indispensabile l'utilizzazione adeguata
del corpo, mediante una corretta utilizzazione del fianco ed un’attitudine
centrata nell’Hara.
Se le difese sono mal realizzate e non riescono a destabilizzare
l’avversario, questi potrà rispondere rapidamente
e con potenza, ma se riescono a togliergli l’equilibrio,
anche se l’attacco successivo arrivasse, sarebbe debole.
Altro aspetto molto importante che deve essere tenuto in considerazione,
è il come trarre profitto dalla forza generata per mezzo
della pressione o della spinta dell’Hara contro il suolo.
Questo si ottiene trasmettendo tutto il nostro peso dal fianco
verso il suolo attraverso le gambe, esercitando forte pressione
con i talloni, le piante ed i metatarsi dei piedi.
Il contrattacco:
Utilizzazione ottimale in funzione della
traiettoria e della situazione finale dell’arto difensore.
A questo punto è di vitale importanza sottolineare lo studio
e la pratica di differenti Kamae, così come la loro previa
adozione di fronte ad un attacco, dato che facilita o predispone
l'uso di determinate difese. Altro aspetto che si dovrà
tenere in considerazione è la situazione finale della parata,
ossia la posizione in cui rimane il membro dopo la stessa, perché
se scegliamo il contrattacco o la successiva parata tenendo conto
del Kamae (o punto di partenza), avremo una maggiore facilità
di risposta e, di conseguenza, una maggiore efficacia. Un esempio
chiaro di quanto detto è l'utilizzo del Kamae classico
di Hikite nel fianco, il quale è particolarmente indicato
per la realizzazione ottimale di attacchi diretti –Tsuki
- anche se questo Kamae corrisponde ad un primo stadio nell'evoluzione
di un Karate-ka. Per questo e per l'evoluzione ad altri livelli,
sarà necessario poter realizzare le tecniche da differenti
punti di partenza o Kamae, adattandoci alle situazioni cangianti
del combattimento o degli esercizi con il compagno.
Pertanto, l'idea principale di questo argomento è che,
secondo la traiettoria della parata in questione e soprattutto
della disposizione finale delle braccia e del fianco, si dovrà
scegliere il contrattacco più adeguato, sia in Hente o
in Seitei (contrattacco con il braccio diverso da quello con cui
ci si difende). E con lo spostamento di una o di ambedue le gambe
prima, durante o dopo la parata e/o contrattacco. Inoltre, e tornando
al caso dei lavori in Hente, bisogna dire che questi ottengono
la loro massima espressione quando vengono realizzati direttamente
dopo la parata, cioè senza previa preparazione. Per ciò,
è necessario ottenere la stessa efficacia nelle nostre
tecniche sia che abbiano un percorso lungo, medio o corto (O-Waza:
Tecnica a lungo percorso; Chu-waza: Tecnica a medio percorso;
Ko-Waza: Tecnica a corto percorso).
Conclusione
In conclusione è opportuno ricordare
le cose più importanti emerse in questo articolo, che,
a mio parere, riassumono il proposito di questo studio. In primo
luogo, è fondamentale il trattamento dato alle difese,
ossia difese viste da differenti prospettive come, tra l’altro,
sono le loro possibilità didattiche nell'insegnamento,
la ricchezza di contenuti nella pratica e tutto ciò senza
dimenticare l'argomentazione etica o filosofica, perché
in un'azione difensiva ben realizzata, si sintetizza lo spirito
del Karate-dô. Sul piano tecnico, ho esposto alcune delle
differenti forme di realizzazione delle difese, i raggruppamenti
delle stesse che possono essere individuati e varianti o adattamenti
delle stesse, così come alcuni aspetti importanti nella
loro esecuzione.
Altri aspetti rilevanti di questo lavoro credo che siano stati:
l’aver studiato la relazione esistente tra l'utilizzazione
ottimale del contrattacco in funzione della traiettoria e della
posizione finale dell’arto difensore, così come la
scelta appropriata della parata, secondo l'azione successiva che
si vuol realizzare. Ed infine, l'intima relazione dei Kamae prefissati
con le difese ed i contrattacchi eseguiti con lo stesso braccio.