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KUJIKERUNA Non Mollate MAI!


KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
L'atteggiamento per la giusta pratica
A cura di Davide Rizzo
Come comportarsi durante la pratica del Karate - Do.

Questo piccolo contributo vuole essere una riflessione sui comportamenti e la forma corretta per avvicinarsi alla pratica del Karate-do Tradizionale.
Sostanzialmente il dojo è il luogo dove si realizza la Via, ossia dove una persona studia la tecnica di un'arte marziale quale essa sia, al tempo stesso forgia il suo carattere, controlla le sue emozioni e i suoi istinti e quindi si  

Nonostante ciò, quando una persona dice: vado in palestra, generalmente sottintende che farà dell'attività fisica con atteggiamenti ludici o ricreativi pur cercando di migliorare la salute o la forma.

Pertanto, una volta riflettuto su questi due termini "palestra-dojo", lo studente di Karate-do  (karateka) o di un'altra arte può chiedersi a quale di essi avvicinarsi. 

Per un Karateka la scelta sarà chiara, quindi, qualsiasi beneficio che possa ottenersi mediante le attività di una "palestra", può essere ottenuto con ulteriori vantaggi attraverso la pratica di un'arte come il Karate-do. Viceversa, il cammino alla rovescia non è possibile, dato che, qualsiasi arte del Budo apporta benefici ed entra in campi nei quali lo sport non ha competenza.

Gli atteggiamenti del praticante di Karate-do.
Quando uno studente di Karate-do arriva al dojo dovrebbe avere chiaro nella sua mente che non solo va ad esercitarsi fisicamente, ma che, oltre al corpo l'allenamento coinvolge la mente e lo spirito e l'uso corretto della propria energia (Ki).

Questi quattro fattori non sono dissociabili e devono essere allenati in maniera integrale e precisa, mantenendo vigile l'attenzione. Deconcentrarsi può portare ad un uso sconsiderato della tecnica e pertanto incorrere in quei pericoli che metteranno a repentaglio la propria incolumità e quella degli altri.

E' quello che viene chiamato "Shingitai".

Shin: lo Spirito. Si sviluppa e si allena nel Kihon.
E’ l’energia fondamentale che si consolida grazie alla ripetizione del gesto. In questo modo aumenta la fiducia in se stessi; ed è la prima qualità.

Gi: la Tecnica. Si entra decisamente nella via e viene allenata specialmente nel Kata.

Taiil Corpo rappresenta la realizzazione nel confronto, nel Kumite. Obbliga ad acquisire efficacia, mette alla, prova e migliora la forza della mente, sviluppa coraggio e volontà di riuscire e di vincere se stessi.

Vi consiglio di leggere attentamente La Tradizione  (M° L.Puricelli). Nel Karate-Do Tradizionale , grazie all’osservanza e studio consapevoli di questi tre principi e sotto la sapiente guida di un Maestro, il praticante potrà arricchirsi spiritualmente e, per gradi di perfezione e complessità, avanzare sulla Via del Karate-Do Tradizionale.
Per citare un esempio: quando effettuiamo un tecnica di gedanbarai è evidente che si tratta di un'azione fisica, però la cosa realmente importante non è l'azione muscolare in sè bensì l'atteggiamento mentale e l'intenzione con le quali eseguiamo la tecnica. Tutto questo sarà efficace se realmente si starà utilizzando assieme al corpo anche la mente.

Come possiamo riflettere su come è possibile sviluppare tecniche efficaci, se durante la pratica ci distraiamo e parliamo con i compagni?

Pensiamo e occupiamo la nostra mente con cose estranee alla pratica?

Aspettiamo con ansia le pause o gli intervalli e li sprechiamo a parlare anziché riflettere su quanto il Maestro ha appena spiegato o mostrato?

Oppure ci preoccupiamo di quanto manca alla fine della lezione o ancora, temiamo che tocchi a noi un compagno che lavora duramente oppure ci ritroviamo a pensare esternandolo o meno:" ancora, un'altra volta questo kata che rottura di ......." pensando in questo modo mettiamo in dubbio la metodologia del Maestro e cosa ancor più grave questo tipo di comportamento ci allontana, secondo me, dal senso originale della pratica del budo.

Di conseguenza gli allievi dovrebbero adottare le seguenti norme e comportamenti:

1) Entrare nel dojo con contegno in modo che questo sia di esempio agli allievi più giovani, in silenzio e senza alzare il tono della voce così da non interrompere o recare disturbo a chi si sta allenando
2) Iniziare il taiso "riscaldamento" in modo di iniziare la lezione già caldo e con la giusta concentrazione. Il taiso ha una doppia funzione; riscaldare il corpo per renderlo elastico e pronto ma sopratutto ci aiuta ad entrare nello spirito del karate-do in modo da affrontare l'allenamento con un livello mentale corretto;
3) Una volta iniziata la lezione evitare di distrarsi e di interrompere senza ve ne sia un giustificato motivo.
4) Aspettare le pause (yame) o gli intervalli (naore) per esporre i dubbi al Maestro;
5) Negli esercizi a coppie si dovrà dare il massimo di se stessi, con slancio e decisione nelle difese e negli attacchi il controllo dovrà essere massimo e, dosando la propria aggressività si dovrà ricercare la perfetta  armonia e il massimo progresso reciproco.

In considerazione di ciò un praticante di Karate-Do dovrebbe evitare la seguente condotta:

1) Praticare senza motivazione e senza tentare di superarsi giorno perseveranza);
2) Parlare, distrarsi o non essere attento durante la pratica (controllo emozionale);
3) Correre il rischio di ferirsi o di danneggiare i compagni per soddisfare il proprio ego, o per ira, rabbia, timore, ecc.(controllo emozionale)
4) Sentirsi superiore o più qualificato degli altri compagni ricordandosi perennemente che quello che si è lo si deve anche a chi si sta allenando con noi (umiltà).
5) Tentare di imporre criteri personali, sapendo che non sono quelli del Maestro.
6) Mettere in dubbio o discutere l'insegnamento del Maestro e le sue conoscenze sull'arte ( fiducia).
7) Creare inimicizie tra i compagni.
8) Criticare i gradi o le cinture concessi dal Maestro agli altri compagni.
9) Abusare della fiducia del Maestro o degli altri compagni (sincerità)
10) Essere violento, egoista, orgoglioso, ingrato o malintenzionato.

In definitiva, sarebbe molto opportuno che gli studenti si applicassero al massimo durante la lezione, come se la loro vita dipendesse da questo, ma sempre con il giusto controllo fisico ed emozionale e mentale.

Un'altro aspetto importante per la giusta pratica è che il Karate-do può e deve essere praticato per tutto il giorno. Questo è possibile solo se si è pienamente coscienti delle nostre azioni in ogni momento, controllando la respirazione, mantenendo la mente vigile e pronta, adottando comportamenti corretti verso gli altri, non dimostrando la propria arte ma avendo un comportamento "esemplare" dimostrare che il nostro essere è l'incarnazione dello spirito del Karate-Do. 

A volte, a causa del nostro modo di vivere o la frequentazione di amicizie "sbagliate" o per eccesso di confidenza, o ancor perggio per ignoranza, le norme di condotta nel dojo, vengono intese male o, peggio, utilizzate male.

Sono esempi chiari di ciò:
Il non saper comportarsi in un tatami, non conservare un corretto atteggiamento corporeo o avere una postura adeguata (sdraiarsi per terra, mettersi appoggiati al muro ecc... ), la mancanza di puntualità e la mancanza di rispetto e considerazione nei confronti del Maestro, dei compagni e di se stessi.

Perciò gli allievi devono capire che, anche se a volte il Maestro non fa notare la cosa direttamente o esplicitamente, ciò non significa che il comportamento scorretto passi inosservato o non importi al Maestro stesso.

Quindi i Sempai, o studenti più avanzati, devono guidare, consigliare e correggere i principianti affinché questi non si confondano sul corretto atteggiamento da tenere nel dojo e fuori da dojo.

Inoltre, si deve insegnare ai neofiti che dopo molti anni di pratica è normale che i veterani ottengano piccoli benefici o facoltà dal Maestro, anche perché questo comporta un grande impegno verso di lui ed obblighi verso la pratica.

La disposizione dei praticanti durante il saluto All'inizio e alla fine della lezione il Maestro si posiziona difronte al Kamiza (il luogo dove viene raffigurato il Maestro fondatore). Di solito l'allievo anziano (Sempai) di grado o anzianità di pratica è incaricato di dirigere il saluto di inizio e fine lezione e di vegliare sull'organizzazione delle file e sulla disciplina generale. Anche se stiamo parlando del saluto un buon karateka non deve mai essere sprovvisto della massima attenzione, visto che nel Karate-Do non si abbassa mai il livello di allerta. E' anche una buona abitudine che al termine di un esercizio con un compagno e quando eseguiamo il saluto, lo si ringrazi verbalmente (OSS).
Nb) Oss o Osu: Espressione fonetica, formata da caratteri. Il primo Osu significa letteralmente "spingere" o "controllare". Il secondo Shinobu significa letteralmente "pazienza, ".

E' consigliato leggere Il Saluto  ( M° L.Puricelli). Ragioni per cui si usa la terminologia giapponese.
Chi fra di noi non ha mai pensato:" perché pur essendo occidentali, usiamo i termini e le voci Giapponesi nelle lezioni di Karate-do?"
Ci sono diverse ragioni: la prima è quella di preservare la tradizione e proseguire mantenendo l'ordine stabilito dai Maestri fondatori.

La seconda ragione secondo me la più verosimile e reale sta nel fatto che utilizzando la terminologia  e la lingua giapponese permette che le espressioni, i termini e le voci di quest'arte abbiano un carattere universale e possano essere comprese ed utilizzate da tutti i praticanti, soprattutto quando queste parole abbiano un significato di origine simbolica dato che termini come "Oss, oppure i nomi dei kata e delle tecniche stesse" non sono traducibili da un giapponese che non pratichi la nostra stessa arte.

Pertanto, l'utilizzo dei termini giapponesi tradizionali nella pratica del Karate-do in particolare e delle arti marziali in generale, dà la possibilità che i karate-ka di qualsiasi nazionalità possano intendersi e praticare in armonia senza frontiere linguistiche. Allo stesso modo, permette ad un Maestro di rivolgersi ad un gruppo di praticanti di differenti nazionalità e, mediante una parola in Giapponese, farsi capire da tutti.

Questo è possibile perché la parola in Giapponese agisce in coloro che ascoltano come un "simbolo", del quale essi conoscono la definizione, il significato e l'applicazione della parola detta nella loro lingua. Se non fosse così il Maestro dovrebbe dire e spiegare "la parola o il concetto" in tante differenti lingue quante sono le diverse nazionalità che possono incontrarsi in un corso internazionale.

Queste poche righe intendono, con spirito di umiltà, orientare coloro che iniziano la pratica del karate-do verso un corretto modo e ricordando il corretto atteggiamento mentale a coloro che, con il passare degli anni, non si ritrovino nella Via.

Davide Rizzo

Tabella testi Davide - Scritti da noi

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